ROMA - Mettere un pacemaker, asportare un tumore, correggere una
spina dorsale che cresce male. Interventi che sembrano
complicati già per un adulto, ma che ormai invece si possono
effettuare persino in gravidanza, come dimostrano diversi studi
pubblicati nell'ultimo periodo, e la gestazione stessa un giorno
potrebbe essere completata in un 'utero artificiale'.
Il primo pacemaker fetale, messo a punto dalla University of
Southern California che ne ha appena pubblicato i dettagli sulla
rivista Ieee Transactions on Biomedical Circuits, è ormai
pronto e aspetta solo il primo paziente per la sperimentazione.
Il dispositivo, che ha la forma di un cilindro di meno di 4
millimetri di lunghezza, servirà a curare i feti affetti da
problemi alla conduzione cardiaca, che portano ad un battito
troppo lento, che iniziano ad avere un impatto sullo sviluppo
intorno alla settimana 28 e si verificano negli Usa su 500
bambini l'anno. Il pacemaker è formato da appena 7 componenti,
ed ha un design molto semplice, lo stesso dei primi pacemaker
degli anni '50, e anche il materiale usato per l'involucro è la
'vecchia' resina epossidica, e non il moderno titanio troppo
ingombrante. Il dettaglio più difficile da realizzare è stato
trovare una batteria abbastanza piccola da entrare in un
tubicino di pochi millimetri. I ricercatori hanno ideato una
batteria al litio della durata di una settimana, che viene
ricaricata esponendo la mamma ad una radiofrequenza. Una volta
nato il bambino può essere operato per ricevere un pacemaker
normale. Il dispositivo è stato testato con successo sulle
pecore, e ha già ricevuto il via libera dell'Fda per l'uso
umano, e i ricercatori aspettano il primo paziente. "Il
pacemaker è abbastanza piccolo da essere impiantato nel feto
senza fili esterni - spiega al sito Ieee Spectrum Gerald Loeb,
uno degli ideatori - e con una tecnica minimamente invasiva".
Che ormai l'essere all'interno di un altro corpo non sia più
una condizione che impedisce gli interventi chirurgici è
dimostrato da diversi esempi pubblicati, da cui si vede che
anche il momento per le operazioni è sempre più anticipato.
Poche settimane fa ad esempio un team del Children's Hospital di
Philadelpia ha annunciato di aver asportato un tumore dal cuore
di un feto alla settimana 21, abbassando il proprio precedente
primato che era alla 24, permettendo poi alla mamma di portare a
termine la gravidanza. Altri interventi come la correzione della
spina bifida, che una volta si faceva alla nascita, sono ormai
invece quasi di routine in utero. La gravidanza stessa, per i
bambini che nascono fortemente prematuri, potrebbe essere
portata a termine in un 'utero artificiale', recentemente
descritto su Nature communications e sperimentato anche in
questo caso sulle pecore, in grado di fornire un ambiente molto
più simile a quello materno rispetto alle incubatrici.
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