L'uso concomitante di contraccettivi ormonali e di antinfiammatori non steroidei è correlato a un notevole aumento del rischio di tromboembolia venosa (tev). Il rischio aggiuntivo di eventi trombotici nelle donne che assumono contraccettivi ad alto rischio (come la combinazione di estro-progestinici) è infatti di ben 50 volte superiore quando si assumano contraccettivi orali e Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) nello stesso tempo. Questo il risultato di uno studio danese pubblicato sul British Medical Journal (Bmj), reso noto dalla Società italiana di diabetologia (Sid).
"La relazione 'pericolosa' tra uso di contraccettivi e eventi trombotici - spiega Angelo Avogaro, presidente Sid - era nota e dipende sia dalla dose di estrogeni che dal tipo di progestinico, ormoni capaci di agire sui meccanismi della coagulazione. Ad esempio le attuali iniezioni contraccettive che rilasciano dosi di ormoni elevate aumentano il rischio, al contrario di ciò che accade con i dispositivi intrauterini a bassa dose". E anche l'uso di Fans diversi dall'aspirina ha mostrato di aumentare il rischio: ibuprofene, diclofenac, naprossene e le nuove molecole inibitori delle ciclo-ossigenasi promuovono l'aggregazione piastrinica, alla base della formazione di placche che si possono staccare dalle pareti dei vasi e viaggiare sino ai polmoni.
Nei paesi occidentali una persona ogni 37 secondi perde la vita per tromboembolia venosa o trombosi polmonare (più di 850 mila morti l'anno). La formazione di trombi nei vasi sanguigni è la terza causa di morte tra quelle cardiovascolari. Una ricerca apparsa su Plos One nel 2020, ricorda la Sid, aveva osservato che il rischio di tev in un gruppo di pazienti con diabete di tipo 1 era di 5,33 volte superiore rispetto al gruppo senza diabete.
"Nonostante la ricerca del Bmj non citi espressamente le donne con diabete - afferma Avogaro - non possiamo dimenticare che queste sono circa il 5,9% della popolazione, spesso in età fertile e assumono per almeno una settimana sia contraccettivi ormonali che Fans per episodi dolorosi o altre indicazioni". Il consiglio di Avogaro è quindi di adottare una ulteriore cautela nella prescrizione di queste classi di farmaci nella popolazione femminile con diabete.
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