L'Italia parte in vantaggio sul Green
Deal europeo. Secondo una studio realizzato dall'Osservatorio
Fieragricola-Nomisma, illustrato oggi in occasione della
presentazione dalla 114/a edizione di Fieragricola,
l'agricoltura italiana, in attesa del piano operativo
sull'economia verde più importante della storia, sia già in
vantaggio su uno dei paradigmi cardine: la salubrità e la
sicurezza dei suoi alimenti, che presentano le percentuali più
alte di prodotti che secondo i controlli dell'autorità per la
sicurezza alimentare (Efsa) risultano essere assolutamente privi
di residui, meglio di quanto possano vantare Francia, Spagna e
Germania.
Buone notizie anche sul fronte degli sprechi, con i rifiuti
alimentari pro-capite (126 kg annui) del 16% inferiori alla
media europea e in forte calo nell'ultimo decennio. Dalla tavola
alla terra, secondo il report di Fieragricola-Nomisma, le virtù
si sommano: lo Stivale detiene il record Ue di superficie e
incidenza bio per seminativi e colture permanenti con 1,5
milioni di ettari, davanti a Francia, Spagna e Germania, mentre
calano anche le emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi
vent'anni secondo Eurostat), che incidono per il 7% sul totale
delle emissioni contro il 10% della media europea. Ma la
sensibilità green degli agricoltori e dei prodotti italiani è
ancora più evidente alla prova di agrofarmaci e fertilizzanti.
Secondo l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale (Ispra), nell'ultimo decennio se ne è fatto sempre
meno uso e spesso i consumi si sono dimezzati: è il caso degli
insetticidi (da 1,2 kg di principi attivi ad ettaro a 0,6 kg),
dei fungicidi (-30%), degli erbicidi (-20%), ma anche di azoto
(-25%), anidride fosforica (-36%), ossido di potassio (-50%).
"Emergano gli enormi sforzi fatti negli anni dagli agricoltori
italiani - conclude il responsabile agroalimentare di Nomisma e
curatore dello studio, Denis Pantini - per rendere la propria
attività più rispettosa dell'ambiente soprattutto a fronte delle
calamità prodotte dai cambiamenti climatici. Una sostenibilità
ambientale che però non può essere scollegata da quella
economica. Ma da questo lato, purtroppo, negli ultimi cinque
anni i redditi delle imprese agricole italiane non si sono
mossi, a fronte invece di quelli degli agricoltori spagnoli e
francesi".
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