Il consumo sul lungo termine di soia
può migliorare l'efficacia del tamixoflene, un farmaco
antitumorale, nel cancro alla mammella, e ridurre il rischio che
la malattia si ripresenti, ma meglio non farsi prendere dalla
passione per questo alimento proprio quando si inizia la
terapia. Mangiare o bere cibi a base di soia per la prima volta
durante il trattamento con tamoxifene può infatti ridurre
l'efficacia del farmaco e promuovere le recidive. Emerge da una
ricerca sui topi del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer
Center, pubblicata su Clinical Cancer Research. La chiave
starebbe nell'isoflavone più attivo della soia, la genisteina,
che ha una struttura simile agli estrogeni, ormoni cruciali
nello sviluppo del tumore al seno e nella risposta al tumore
stesso. E il momento in cui viene assunta a fare la differenza.
L'uso prolungato di genisteina prima dello sviluppo del cancro
al seno migliora l'immunità generale, proteggendo contro lo
sviluppo del tumore e delle recidive, come spiega Xiyuan Zhang,
autrice principale dello studio. Diverso è invece quando il
consumo inizia dopo lo sviluppo del cancro al seno, perché in
sostanza ciò fa si che non si scateni una risposta immunitaria.
"Inoltre - spiega Zhang - questo ha reso gli animali resistenti
agli effetti del tamoxifene,aumentando così il rischio di
recidiva".
I topi che avevano consumato genisteina da adulti avevano un
rischio di recidiva del 7% dopo trattamento con il tamoxifene,
contro il 33% di quelli esposti alla genisteina solo dopo la
comparsa del tumore. "Molti oncologi consigliano di non assumere
supplementi di isoflavoni o di consumare alimenti a base di
soia. Ma i nostri risultati - afferma Leena Hilakivi-Clarke, del
Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center- suggeriscono un
messaggio più sfumato: le pazienti dovrebbero continuare a
consumare questi alimenti, ma non è il caso di cominciare dopo
la diagnosi".
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