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AS A LOCAL, Napoli dall'alto, il Vomero raccontato da chi ci abita

AS A LOCAL, Napoli dall'alto, il Vomero raccontato da chi ci abita

Il Diana, il bar della Funicolare, il parco Floridiana, i posti del quartiere bene della città

10 agosto 2018, 11:20

foto e testo di Francesca De Lucia

ANSACheck

Vomero - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vomero - RIPRODUZIONE RISERVATA
Vomero - RIPRODUZIONE RISERVATA

(foto e testo di Francesca De Lucia) Qui non ci sono alibi, al Vomero si vive felicemente senza auto: con tre funicolari e la linea metro1 per andare 'giù Napoli', la vita del cittadino collinare può non contemplare (almeno) questo stress. Eppure ci fu un tempo, neppure troppo lontano (tutto iniziò con la pedonalizzazione di Via Scarlatti negli anni 90 ) in cui il temutissimo 'traffico del Vomero' poteva costituire un serio deterrente ad amicizie e amori.
Portateci un forestiero, un turista e con molta probabilità vi dirà 'Non sembra Napoli' quindi occorrà spiegargli che questa collina di Napoli è proprio il centro, che da San Martino, dopo aver visto il presepe Cuciniello e la città dall'alto si può scendere a piedi, fino ai Quartieri spagnoli tra vigne e scale (e infatti solo gli stranieri lo fanno) le così dette Pedamentine, ahimè non proprio curatissime ma che offrono scorci impagabili.

Da raccontare ci sarebbe anche molto altro sulla storia di un quartiere che conserva (nonostante il selvaggio sacco edilizio degli anni 60) deliziose palazzine liberty di quella corrente detta 'floreale' sviluppatasi, qui come solo a Chiaia e Posillipo, nella Belle Époque' partenopea: villini simili a piccoli castelli (sulla facciata di quello costruito con i guadagni della commedia 'La Santarella' il commediografo Scarpetta, papà dei De Filippo, pose la scritta: 'Qui rido io') le palazzine color pastello che si affacciano sul mare da via Palizzi costeggiando Villa Lucia, le belle architetture umbertine.

Non a caso nel quartiere il cui nome deriva dal 'vomere' contadino, il mercato immobiliare non ha mai conosciuto crisi e le case si tramandano di padre in figlio. Per il vomerese DOC c'è un prima e un dopo l'avvento della metropolitana collinare che in venti minuti porta in un verso alla Stazione centrale e nell'altro a Scampia: centro commerciale da sempre, anche se le boutique di tradizione sono state travolte come ovunque dai franchising, l'alta densità di negozi, ristoranti (qui c'è la celebre pizzeria Gorizia, dal 1916, omaggio irredentista) pub e gelaterie, è un richiamo irresistibile sopratutto nel fine settimana per i giovanissimi da tutta la città e la provincia. Ma le abitudini 'del Vomero di una volta' restano nel DNA degli abitanti, a partire dalla passeggiata quotidiana, il cosi detto 'giro' per vetrine, accompagnato dal caffè in uno dei tanti bar nei viali alberati che d'estate danno l'llusione della vacanza. I bambini, da sempre, crescono in Floridiana (splendido parco borbonico, degno di miglior manutenzione, sede del Museo della ceramica) e anche le signore più snob conoscono i segreti del mitico mercatino di Antignano, dove c'è tutto, dalle 'balle' dell'usato ai capi firmati, all'ottima spesa alimentare, alternativa agli eleganti supermercati h24.

Come una piccola città (ma neppure poi tanto con i suoi 50 mila abitanti) il Vomero ha suoi luoghi cult: il teatro per eccellenza, sin dagli anni '30, è il Diana, al cineforum si va all'America dove il bar con il panorama è già uno spettacolo, o al Plaza. C'è in piazza Quattro Giornate (quest'anno si celebra il 75esimo anniversario dell'insurrezione popolare contro i nazifascisti), uno stadio che ha fatto la storia, il Collana, purtroppo sempre centro di problemi gestionali, dove il Napoli ha giocato fino al 1959.
Qualche anno fa quando le librerie più accorsate entrarono in crisi partì una maxi colletta e nacque uno spazio autogestito che si chiama 'Io ci sto' e che si è riempito di volumi ed eventi. E' in piazza Fuga, accanto alla Funicolare centrale dove il vecchio bar della stazione è diventato ora di tendenza cosi come la vicina Fonoteca, drink, cucina e vinili. Il ragazzino che vive al Vomero può dunque non aver bisogno del motorino, una possibilità che ha tranquillizzato generazioni di genitori, memori anche loro di appiedate comitive in Piazza Vanvitelli o alla funicolare di Chiaia, a pochi passi dal prestigioso liceo classico Sanazzaro e dalla celebre Frigitoria Vomero, con i suoi 'cuoppi' di paste cresciute 'pit stop' studentesco da sempre.

Negli ultimi anni, metrò dell'arte a parte (con opere di Paolini, Pisani, Merz ma che, come le funicolari, sconta chiusure serali attorno alle 22) il quartiere ha cambiato volto e cavalcato l'onda della rinascita turistica: bed and breakfast e locali per tutti i gusti (dalle risotterie al sushi ai dolci della costiera amalfitana) si aprono ovunque. E sono sempre più in ogni periodo dell'anno i visitatori che sulle scale mobili, o sbucando dalla funicolare di Montesanto, raggiungono in pochi passi il piazzale di san Martino, per visitare il medioevale Castel Sant' Elmo, il più grande della città, e la Certosa. Il vomerese gli indicherà cortesemente la strada, con l'orgoglio di chi può guardare Napoli dall'alto.

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