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Ciao Cannes! 6 cartoline dal festival. The best of 2018

Ciao Cannes! 6 cartoline dal festival. The best of 2018

Le donne, Star Wars, Travolta...ecco cosa resta della 71/ma edizione

19 maggio 2018, 12:00

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

Capharnaum Photocall - 71st Cannes Film Festival © ANSA/EPA

Capharnaum Photocall - 71st Cannes Film Festival © ANSA/EPA
Capharnaum Photocall - 71st Cannes Film Festival © ANSA/EPA

Ciao Cannes! Ecco le cartoline dal festival, le immagini da ricordare della 71/ma edizione, palmares a parte.

1) la montee des marches delle donne, le 82 in rappresentanza degli esigui film diretti da registe andati in competizione in tutta la storia del festival rispetto ai 1688 degli uomini. La salita delle donne, c'erano tra le altre Claudia Cardinale e Jasmine Trinca, guidata dalla presidentessa di giuria Cate Blanchett con accanto la decana francese Agnes Varda, è stata il culmine di un'edizione in cui il tema della parità, nel primo anno post Weinstein, è stato protagonista martellante. E un accordo è stato firmato dal delegato generale Freamux per promuovere uguaglianza e trasparenza nella selezione senza pregiudizi di genere.

2) Invasione di Stormtrooper al Palais du cinema. La notte di Star Wars va di diritto tra le cose memorabili dell'edizione, con Chewbacca a dimensione naturale, i soldati con le armature bianche a presidiare red carpet e palcoscenico della Lumiere, per la prima di Solo: a Star Wars story, il prequel di Star Wars. A mezzanotte fuochi d'artificio e sulla spiaggia del Carlton allestita come un set della saga di George Lucas la festa più bella del 2018 con Ron Howard​ padrone di casa.

3) Indietro nel tempo con John Travolta. Grease, uscito nel '78, ha fatto il sold out a Cannes a la plage, la meravigliosa sezione del festival con il cinema all'aperto, lo schermo gigante, le sdraie sulla spiaggia e un pubblico che entra gratuitamente a consumare il rito collettivo del cinema. Travolta, che era qui per promuovere il nuovo film Gotti sul boss della famiglia Gambino, è stato travolgente protagonista di una lezione di cinema e vita, due ore a parlare di Tony Manero della Febbre del sabato sera, di Pulp Fiction che fu la Palma d'oro del '94, di ascese e cadute.

4) Emozioni cinephiles: i festival fanno a gara per avere i film più attesi non tanto dal grande pubblico quanto tra i critici. L'ultimo Godard, Le livre d'image, dell'autore che fermò il festival nel '68 e che 50 anni dopo si è arzillamente collegato face time era uno di questi. Il nuovo Panahi, l'autore iraniano costretto a non uscire dal suo paese e a non filmare: ogni suo opera, e questo 3 Visages è bellissimo, merita attesa e rispetto. Don Quixote, il film inseguito da Terry Gilliam per quasi 30 anni, è un altro di questi: un autore che si dedica davvero contro i mulini a vento a realizzare la sua opera, giustamente fa la fila fuori ad aspettarlo. Lars von Trier, persona non grata al festival dopo le esternazioni filo naziste, è stato riaccolto in famiglia come un figliol prodigo: tutti a vedere il violentissimo The house that jack built. I film 'da aspettare' sono una categoria a parte per i cinefili: il nuovo Kore-eda, il nuovo Pawlikowski dopo Ida (Cold War, da non perdere quando uscirà in Italia, con Joanna Kulig meravigliosa), il nuovo Garrone (Dogman ha avuto critiche mondiali unanimemente eccellenti), il nuovo Spike Lee con il potente Blackkklansman.

5) Red carpet o fashion show: nell'anno dei selfie banditi sulla montee des marches (chi veniva beccato aveva lo smartphone sequestrato dalla sicurezza) il tapis rouge più importante del mondo è diventato una volta di più un fashion show, inzeppato di modelle da Winnie Harlow a Bella Hadid, da Alessandra Ambrosio a Irina Shayk con la guerra delle maison a vestirle, Chanel, Dior, Louis Vuitton, Alberta Ferretti, Elie Saab, Prada, Giorgio Armani...

6) Colpi al cuore: il bambino di Cafarnao di Nadine Labaki si chiama Zain al Rafeea, Zain come nel film. E' nato in Siria nel 2004, è stato privato del diritto allo studio fino al 2012, anno in cui è diventata insopportabile la situazione nel suo paese, Daraa. Con la famiglia si è trascinato in Libano, in un campo profughi dove la regista libanese lo ha trovato e immediatamente ingaggiato per il film. Spera di andare a vivere in Norvegia. Il suo sguardo dolente, carismatico, interrogativo di quelli che non puoi evitare, nel circo cinematografico del festival di Cannes, è come una doccia gelata e ti riporta alla realtà.

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