E' contraddistinto già dalle
polemiche il film biografico su Amy Winehouse, la celebre
cantante inglese morta a soli 27 anni nel 2011 per avvelenamento
da alcolici, che domani esce nelle sale del Regno Unito (e in
Italia il 18 aprile con Universal Pictures International Italy).
'Back to Black' - così si intitola la pellicola come uno dei
brani più famosi dell'artista - ha suscitato recensioni critiche
ma soprattutto reazioni negative da parte dei media, con
l'accusa di sfruttare la tormentata esistenza di Winehouse,
segnata dal 'male oscuro' dell'alcolismo e dai tentativi di
superare la sua dipendenza. "Data l'efficienza da avvoltoio con
cui la sua vita è stata presa di mira, è quasi impossibile
pensare a un motivo sincero per fare un film su di lei, e quindi
non motivato dall'avidità", ha scritto sull'Independent Roisin
O'Connor, sottolineando come nel 'biopic' prevalgano i problemi
personali della cantautrice rispetto alla sua esperienza
musicale, piena di contaminazioni esaltate dalla voce
straordinaria. Il nuovo film della regista Sam Taylor-Johnson è
arrivato a quasi un decennio dal documentario di Asif Kapadia
del 2015, dal titolo 'Amy', che vinse un Oscar ma fu
pubblicamente condannato dalla famiglia della cantante. Il padre
affermò di essere stato dipinto nella pellicola come "avido" e
"in cerca di attenzioni".
Nel caso di 'Back to Black' le recensioni sono state
contrastanti, col Times che lo ha definito "un po' leggero", ma
ha apprezzato molto l'interpretazione dell'attrice protagonista
Marisa Abela, calatasi pienamente nel personaggio di Winehouse,
mentre secondo il Mail non è stato riprodotto il "genio ribelle
dell'artista originale". E c'è chi lo considera come un successo
al botteghino annunciato, sulla scia di quanto accaduto ad altri
biopic, come il campione d'incassi 'Bohemian Rhapsody' su
Freddie Mercury e i suoi Queen.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA