NAPOLI - Luca Barbareschi debutta in prima nazionale al Napoli Teatro Festival Italia, con lo spettacolo Il penitente, l'ultimo testo composto nel 2016 dal premio Pulitzer David Mamet, una produzione Teatro Eliseo - Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival. Lo spettacolo, in scena lunedì 3 luglio (ore 21, replica martedì 4) nel Cortile d'onore di Palazzo Reale chiude la sezione italiana del Festival diretto da Ruggero Cappuccio.
Con questo testo - la traduzione è dello stesso Barbareschi - il drammaturgo statunitense porta in scena un ritratto del dilemma etico che colpisce il protagonista e lo conduce ad una crisi spirituale. Mamet affronta uno dei temi spinosi dei nostri tempi, il conflitto tra l'esercizio della libertà di stampa e il possibile abuso da parte di chi fa comunicazione senza rispondere alla responsabilità e alle conseguenze di un tale atto.
Uno psichiatra affronta una crisi professionale e morale quando rifiuta di testimoniare in tribunale a favore di un paziente accusato di avere compiuto una strage. Coinvolto da un sospetto di omofobia, 'il penitente' subisce una vera gogna mediatica e giudiziaria e viene sbattuto "in prima pagina" spostando sulla sua persona la momentanea riprovazione di un pubblico volubile, alla ricerca costante di un nuovo colpevole sul quale fare ricadere la giustizia sommaria della collettività.
L'influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, l'inutilità della psichiatria, sono questi i temi di una pièce che si svolge tra l'ambiente di lavoro e il privato del protagonista. La demolizione sociale di un individuo influisce inevitabilmente sul suo rapporto matrimoniale. Un dramma descritto in otto scene, otto atti di confronto tra marito e moglie, con la pubblica accusa e con il proprio avvocato. Fino al colpo di scena finale.
"Ho scelto questo lavoro di Mamet - spiega il regista Barbareschi - perché è una lucida analisi del rapporto alterato tra comunicazione, spiritualità e giustizia nella società contemporanea. 'Il penitente' è la vittima dell'inquisizione operata dai media. È ciò che accade all'individuo quando viene attaccato dalla società nella quale vive ed opera, quando la giustizia crea discriminazione per avvalorare una tesi utilizzando a questo fine l'appartenenza religiosa".
"A cosa può servire - conclude il regista - rivendicare la ragione se, come dice Mamet, ciò significa isolarsi, uscire dal coro ed essere puniti per questo? In una storia, chi sfida la menzogna e difende la verità è in genere l'eroe della vicenda, è l'uomo buono. Ma qui uomo buono è definizione ironica, sarcastica. La società reclama il sacrificio di ogni integrità. Tutto è sottosopra sembra dire Mamet, e l'assenza di etica governa un mondo capovolto".
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