/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Tumore ovarico, la Campania cambia rotta

Tumore ovarico, la Campania cambia rotta

Confronto tra clinici, istituzioni e pazienti promosso da Acto

NAPOLI, 22 maggio 2024, 16:13

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Tumore ovarico: migliora l'accesso alle cure grazie alla rete oncologica campana e al percorso diagnostico assistenziale messo a terra negli ultimi anni tanto che è cambiata la rotta delle pazienti che non vanno più a curarsi fuori regione ma trovano entro i confini del luogo di residenza le risposte per terapie innovative, personalizzate e sempre più efficaci contro un big killer che fino a qualche anno fa aveva poche possibilità di trattamento. Ad accendere i fari sull'importanza dell'accesso ai test genetico e genomico, sul percorso di cura (dall'intervento chirurgico alla terapia farmacologica personalizzata), e sull'importanza della scelta del centro di cura specializzato e sulle possibilità di convivere con il tumore ovarico oltre la patologia, scavando nel vissuto di centinaia di donne affette da cancro ovarico in Campania o a rischio di svilupparlo è l'Acto (Alleanza contro il tumore ovarico) che ha patrocinato a Napoli un confronto tra clinici, oncologi medici, chirurghi, istituzioni sanitarie con il supporto di Gsk.
    "Il Pascale, l'Università Federico II, alcuni centri chirurgici certificati - avverte Sandro Pignata, primario del Pascale e responsabile scientifico della Rete oncologica campana (Roc), sono oggi centri attrattori di pazienti affette da tumore ovarico provenienti anche da altre regioni. Il nostro Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) è diventato un modello anche per altre realtà assistenziali. Il tumore ovarico e quelli eredofamiliari richiedono competenze multidisciplinari e multiprofessionali e una presa in carico che va dalla fase della diagnosi al follow-up che. Fasi che nella rete oncologica campana sono ormai una realtà consolidata". "Cambiamo rotta al tumore ovarico è un viaggio iniziato nel 2010 - ha spiegato Nicoletta Cerana presidente di Acto Italia - partito da una situazione desolante in molte regioni. Abbiamo fatto tanta strada per far conoscere il tumore ovarico, ottenere nuovi farmaci, nuovi percorsi di diagnosi e cura, aumentare per la prima volta nella storia di questa malattia la sopravvivenza e addirittura offrire percorsi di prevenzione primaria alle donne ad alto rischio di tumore ovarico ereditario". A settembre dello scorso anno Acto ha presentato al Ministero della Salute il primo Libro (bianco) illustrato sul tumore ovarico, intitolato appunto "Cambiamo rotta" dando voce ai bisogni e proposte delle donne con tumore ovarico. Un libro scritto dalle donne e che racconta storie di vita lungo il percorso affrontato da nove pazienti tra sintomi, controlli, diagnosi, test genetici e genomici, cure e opportunità e che raccoglie il contributo di clinici esperti nell'ambito della diagnosi e del trattamento di questo tumore. "Il nostro è un lavoro di rete - aggiunge Giovanni Gerosolima, presidente ACTO Campania - andando sul territorio, nelle regioni, per offrire informazione e sostegno.
    Stiamo lavorando capillarmente per aumentare la consapevolezza sul carcinoma ovarico in Campania, sulle possibilità e modalità di cura, sui centri d'eccellenza nel nostro territorio e sulla correlazione tra incidenza della neoplasia e rischio genetico".
    Tra le testimonianze delle nove donne che hanno contribuito alla stesura del Libro bianco c'è anche quella di Sveva Ferrajoli Bellosguardo, campana, che è venuta a mancare lo scorso agosto.
    Nelle prime righe del suo racconto spiega che la sua malattia è stata gestita in modo esemplare, grazie alla competenza dei medici che l'hanno seguita e alla Rete oncologica regionale. "La Campania - sottolinea Pignata, che è anche presidente del Comitato tecnico scientifico di ACTO Campania - rappresenta un esempio virtuoso, un'eccellenza sul territorio italiano". Il viaggio è ancora lungo: i bisogni insoddisfatti delle pazienti in Italia sono tanti come emerge da una ricerca condotta da Acto su 109 pazienti italiane. Manca la consapevolezza dell'importanza di curarsi in un centro oncologico specializzato mentre è sentita l'esigenza di avere una cornice normativa chiara per l'accesso ai test genomici, presupposto delle cure personalizzate. "Non ultimo è necessario aprire una nuova rotta sul tema della sessualità per chi ha subito interventi e cure che riguardano la sfera ginecologica" sottolinea Daniela Barberio, responsabile del servizio di Psicologia oncologica dell'Istituto Pascale di Napoli".
    Al confronto sono intervenuti anche Francesco Perrone, presidente nazionale Aiom e direttore dell'unità sperimentazioni cliniche del Pascale. Umberto Malapelle docente associato presso il Dipartimento di Sanità pubblica della Federico II che ha sottolineato l'importanza dell'accesso ai test genetici per la ricerca delle mutazioni ereditarie dei geni Brca 1 e 2 (che caratterizzano una instabilità genetica e una eredofamiliarità di questo ed anche altri tipi di tumori) e al test genomico per la ricerca delle mutazioni sul tumore asportato per stabilire le terapie più indicate e predirne l'efficacia.
    Dalla ricerca condotta da ACTO Italia l'88% delle pazienti è stato informato riguardo al test genetico per le mutazioni BRCA: l'81% lo ha effettuato, il 7% ha preferito non farlo. Al restante 12% non è stato proposto. Il 27% delle pazienti che hanno effettuato il test è risultato BRCA-positivo. Il 76% delle pazienti conosce inoltre il test genomico per la ricerca del deficit della ricombinazione omologa (HRD) e di altre alterazioni del genoma del tumore. Nel 45% dei casi è stato eseguito tale test. Il 41% ha effettuato sia il test genetico sia il test genomico. Quasi tutte le pazienti hanno effettuato l'intervento chirurgico (92%) e la chemioterapia (86%). Il 27% ha seguito/segue anche una terapia di mantenimento, terapie che oggi stanno consentendo di tenere sempre più sotto controllo la malattia in stadio avanzato, ma che richiedono una gestione davvero multidisciplinare delle pazienti. Soltanto il 27% delle donne sceglie consapevolmente di curarsi in un centro di riferimento per l'Oncologia ginecologica perché sa che qui riceverà le cure migliori che significa competenza ginecologica oncologica, approccio multidisciplinare, chirurgia di eccellenza, metodiche diagnostiche e terapie innovative. Occorre quindi aumentare l'informazione sui centri di eccellenza per promuovere scelte più consapevoli. "In Campania - ha ricordato Malapelle - al Pascale e nelle Università, hub della rete oncologica, è possibile effettuare questi test ed esiste un percorso definito per i tumori eredofamiliari".
    Ad accendere i riflettori sull'importanza di effettuare l'intervento chirurgico in un centro certificato per quantità e qualità delle operazioni annue e sul percorso di cura Vito Chiantera primario di Ginecologia oncologica del Pascale, Francesca Falcone ginecologa Oncologa e referente scientifico alla Malzoni Research Hospital di Avellino, Emanuela Rossi oncologa coordinatrice del Gom tumori ginecologici ed eredo-familiari del Moscati di Avellino e Carmine De Angelis, ricercatore di Oncologia medica alla Federico II. Fondamentali nella cronicizzazione della malattia i Parp inibitori, farmaci in grado di evitare che le cellule trattate con la chemio possano riparare i danni e per spingere alla morte cellulare programmata (Apoptosi) delle cellule cancerose. A completare gli interventi il manager dell'ospedale di Avellino Renato Pizzuti, di Anna Maria Ferriero - dirigente regionale del settore Assistenza ospedaliera e di Gaetano Piccinocchi per l'area della medicina generale (membro del Comitato nazionale della Simg) che con mille medici ha aderito alla Rete oncologica campana. Al tavolo di Acto sottolineata infine l'importanza della dieta intesa come scelta dei cibi e della loro cucina sia per minimizzare gli effetti delle chemioterapie sia per la prevenzione primaria e secondaria con la Biologa nutrizionista del Pascale Teresa Di Lauro e lo Chef Matia Barciulli con cui sono state illustrate proprietà e ricette originali attingendo ai costitutivi della Dieta Mediterranea.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza