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Ucciso e fatto sparire, ancora un'assoluzione per l'amico

Ucciso e fatto sparire, ancora un'assoluzione per l'amico

A Napoli quinta sentenza, dopo oltre dieci anni di processo

NAPOLI, 13 maggio 2024, 17:44

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Incassa una nuova assoluzione Fabio Furlan, sotto processo per oltre dieci anni con l'accusa di essere responsabile della morte e della sparizione del cadavere del suo amico Cristofer Oliva, di cui si sono perse le tracce ben 14 anni fa, precisamente nel novembre del 2009. La V sezione penale della Corte di Assise di Appello di Napoli lo ha assolto da quelle accuse e lo ha invece condannato a sei anni di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti, un reato che ammise nel 2015 e la cui pena ha praticamente già scontato.
    L'iter giudiziario però non può ancora dirsi concluso: Furlan, infatti, potrebbe essere di nuovo sottoposto a giudizio visto che la Procura Generale di Napoli ha ancora la possibilità di presentare un ricorso.
    Di Oliva si persero le tracce nel novembre 2009: Furlan venne accusato di averlo ucciso e di avere fatto sparire il corpo per divergenze sorte a causa di una ragazza contesa e, anche, per dissidi sulla coltivazione della marijuana da spacciare nella cosiddetta "Napoli bene". Determinante, per la decisione adottata oggi, è stata l'acquisizione di un video registrato dai sistemi di video sorveglianza presenti nella stazione Chiaiano della metropolitana di Napoli dove la vittima viene immortalata tre giorni dopo la sua presunta sparizione per mano di Furlan. In quelle immagini viene ritratto con addosso lo stesso giubbino e gli stessi jeans che aveva in una foto pubblicata sul suo profilo social.
    I suoi legali, gli avvocati Dario Vannetiello e Luigi Petrillo, hanno portato all'attenzione dei giudici anche altri plausibili moventi: Oliva, infatti, secondo i legali, era inviso al mondo del narcotraffico partenopeo; aveva denunciato dei rapinatori che, quindi, nutrivano risentimenti nei suoi confronti. Infine non si esclude il risentimento nei suoi riguardi da parte di un egiziano che aveva una relazione con la stessa ragazza contesa.
    Il lungo iter giudiziario di Furlan è iniziato il 17 ottobre 2013, con la prima condanna a 30 anni a cui hanno fatto seguito un paio di sentenze di secondo grado e conseguenti ricorsi accolti dalla Cassazione che hanno portato al verdetto di oggi, che non può ancora dirsi passato in giudicato.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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