Proverrebbero dal cosiddetto gruppo
misto, composto da elementi riconducibili alle fazioni del clan
dei Casalesi Schiavone, Bidognetti, Zagaria e Iovine, le minacce
rivolte al sostituto procuratore della Direzione Nazionale
Antimafia Cesare Sirignano. Lo si apprende da fonti
investigative. Il gruppo, sempre secondo le stessi fonti,
sarebbe saldamente nella mani del boss detenuto Francesco
Schiavone, detto Sandokan, che preoccupato dall'azione di
magistratura e forze dell'ordine, che ha portato in carcere
migliaia di affiliati, ora starebbe cercando di portare avanti
una "controffensiva" nei confronti dello Stato per riacquisire
il controllo del Casertano.
A corroborare questa ipotesi ci sarebbero anche le
dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Inoltre
alcuni elementi di spicco, dopo anni in cella, stanno ora
tornando in libertà e l'obiettivo di queste persone è riprendere
in mano le attività illecite che gestivano in passato, prima
dell'arresto.
I risultati, sicuramente straordinari, messi a segno dallo
Stato in quelle zone, quindi, non hanno debellato in maniera
definitiva la criminalità organizzata che ora, anche attraverso
nuove leve, si sta riorganizzando e sta portando una minaccia
reale nei confronti di tutti i magistrati che, in quelle zone
hanno ottenuto risultati nella lotta alle mafie.
Il problema sicurezza, quindi, anche alla luce delle minacce
rivolte dalle famiglie camorristiche oltre che al procuratore di
Napoli Giovanni Colangelo, e ai sostituti Sirignano e D'Alessio,
riguarda tutti i magistrati che si stanno occupando della lotta
alla criminalità organizzata. Non si escludono, si apprende
infine dalle stesse fonti, ulteriori sviluppi sulla vicenda,
anche nel breve termine.
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