Padelle antiaderenti raccomandate da
Apicio, ricercatissime dai 'master chef' dell'età romana. Tanto
da pretendere per i loro stufati solo le teglie con il fondo
rosso, dette "cumanae testae", provenienti dalle rinomate
officine di Cuma.
"Il sogno di ogni archeologo delle ceramiche è trovare una
discarica di questi materiali - racconta Marco Giglio, che da
due anni con il gruppo dell'Università Orientale sta studiando
80mila reperti per ricostruire l'antesignana delle moderne
padelle - ed è quello che ci è accaduto". A Cuma solo il 10% del
territorio delle fabbriche è stato scavato, i reperti, tutti di
età augustea tiberiana, provengono dalla zona a ridosso dello
stadio e della porta settentrionale della città e dimostrano la
presenza di importanti officine produttive attive almeno fino al
II secolo dopo Cristo. Il fondo antiaderente era ottenuto grazie
a un particolare rivestimento interno utile a creare una
superficie spessa e liscia che evitava ai cibi cucinati di
attaccarsi alle padelle.
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