E' l'oceano, quest'anno, il
protagonista della Giornata mondiale della meteorologia, che
ricorre ogni 23 marzo dal 1950, quando fu istituita
l'Organizzazione meteorologica mondiale-Omm (World
meterorological organization-Wmo) dall'Onu. Il tema portante
"l'oceano, il nostro clima e il meteo" vuole richiamare
l'attenzione sull'intreccio di questi tre fattori e su come
incidano sull'economia globale e sulla sicurezza alimentare.
Ma segna anche l'inizio del "Decennio della scienza
oceanografica per lo sviluppo sostenibile" (2021 al 2030) delle
Nazioni Unite guidato dalla Commissione oceanografica
intergovernativa dell'Unesco e mette in risalto l'Obiettivo 14
dell'Agenda 2020-2030 delle Nazioni Unite: "Conservare e
utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse
marine".
Nel rilevare che "le osservazioni, la ricerca e i servizi sono
più critici che mai per oltre il 70% della superficie terrestre,
che è sempre più vulnerabile e pericolosa", l'Omm ricorda che il
cambiamento climatico sta colpendo duramente l'oceano e
aumentando i rischi per centinaia di milioni di persone perché
"l'equilibrio naturale fra oceano e atmosfera è sempre più
distorto dagli effetti delle attività umane", per via delle
emissioni di gas serra che andrebbero azzerate e che sono causa
del riscaldamento globale. Torna dunque la riflessione sulla
responsabilità dell'uomo sugli eventi meteorologici estremi e
sulle conseguenze per le popolazioni più fragili che abitano
alcune aree del Pianeta flagellate dalla forza della natura.
L'oceano, spiega l'Omm, "assorbe oltre il 90% del calore in
eccesso intrappolato dai gas serra, proteggendoci da aumenti di
temperatura ancora maggiori a causa dei cambiamenti climatici"
ma "questo ha un prezzo pesante poiché il riscaldamento degli
oceani e i cambiamenti nella chimica degli oceani stanno già
sconvolgendo gli ecosistemi marini e le persone che dipendono da
loro".
Il calore dell'oceano, afferma il segretario generale
dell'Omm, Petteri Taalas, "è a livelli record a causa delle
emissioni di gas serra e l'acidificazione degli oceani non
accenna a diminuire e l'impatto di questo si farà sentire per
centinaia di anni perché l'oceano ha una lunga memoria".
Dal ghiaccio che si sta sciogliendo, con rischi di
inondazione per le comunità polari e problemi alla pesca e alla
navigazione, all'innalzamento dei mari, alle temperature
oceaniche calde che hanno contribuito ad alimentare una stagione
record degli uragani nell'Atlantico e intensi cicloni tropicali
nell'Oceano Indiano e nel Pacifico meridionale, l'Omm ricorda
che "circa il 40% della popolazione mondiale vive entro 100
chilometri dalla costa", per cui "è urgente intervenire con
forme di protezione" con sistemi di allerta precoci e previsioni
basate sull'impatto.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA