(di Raniero Nanni)
Le emissioni sono calate, ma non la
concentrazione in atmosfera: la quantità di anidride carbonica
prodotta durante la pandemia del Covid-19 è in effetti diminuita
a causa del rallentamento delle attività industriali, ma ciò non
è bastato a ridurre la presenza di questo gas serra (uno dei
responsabili dell'effetto serra che provoca l'aumento delle
temperature e crescita del livello degli oceani) che anzi è
continuata ad aumentare. Lo rileva l'Organizzazione
meteorologica mondiale (Omm) nel suo "Bollettino sui gas serra",
sottolineando peraltro che dopo un 2019 caratterizzato da un
balzo delle concentrazioni di CO2 a 410 parti per milione, il
trend di crescita è proseguito anche nel 2020.
"L'anidride carbonica - spiega Petteri Taalas, segretario
generale dell'Omm - rimane in atmosfera per secoli e negli
oceani anche di più. L'ultima volta che sulla Terra si sono
avute analoghe concentrazioni di CO2 è stata 3-5 milioni di anni
fa, quando le temperature erano 2-3 gradi piu' alte e i livelli
del mare erano di 10-20 metri superiori. Ma non c'erano 7,7
miliardi di abitanti".
Il lockdown, secondo il rapporto, ha ridotto le emissioni di
molti inquinanti e di gas serra come l'anidride carbonica. Ma
qualsiasi impatto sulle concentrazioni di CO2 (risultato della
somma tra le emissioni passate e attuali), precisa, non è più
rilevante delle fluttuazioni annuali.
Secondo il Global Carbon Project, organizzazione che stima la
quantità di gas serra prodotta globalmente e cerca di
individuarne le cause, durante il periodo del lockdown le
emissioni di CO2 potrebbero essersi ridotte intorno al 17%
globalmente a seguito del 'confinamento' degli abitanti nelle
proprie case. Dato però che la durata e l'intensità di queste
misure rimane poco chiara, nota sempre il rapporto, la
previsione della riduzione in tutto il 2020 appare molto
incerta. L'anidride carbonica, ricorda il bollettino, è il
principale gas serra. La sua concentrazione in atmosfera ha
sfondato la quota delle 400 parti del milione nel 2015, per
arrivare a 407,9 nel 2018 e a 410,5 nel 2019 (nel 1985 erano 345
parti).
"Abbiamo superato la soglia globale di 400 parti per milione
nel 2015. E solo quattro anni dopo, abbiamo superato 410 ppm. Un
tale tasso di aumento non è mai stato visto nella storia dei
nostri dati. La riduzione delle emissioni correlata al lockdown
è solo una piccola deviazione sul grafico a lungo termine ", ha
detto Taalas.
Per il segretario generale dell'Omm, la pandemia non fornisce
una soluzione, ma offre una piattaforma per un'azione per il
clima e "per ridurre le emissioni attraverso una trasformazione
completa dei nostri sistemi industriali, energetici e di
trasporto".
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