Il 74% di chi ha fatto investimenti
integrati con i criteri Esg (Environmental, social and
governance) ritiene di avere avuto una migliore performance
finanziaria rispetto a chi ha utilizzato quelli tradizionali già
nei tre anni precedenti al 2020 e non solo durante la pandemia.
Emerge da uno studio di Ubs Asset Management, dal titolo
"Resetting the agenda - How Esg is shaping our future", condotto
a livello globale da The Economist Intelligence Unit (Eiu) su
450 investitori istituzionali a livello globale, principalmente
in Nord America, Europa e Asia-Pacifico.
Gli investitori del Nord America sembrano essere in
vantaggio rispetto a quelli di altri Paesi in termini di
integrazione dei criteri Esg, tanto che il 41% ha già integrato
il 50% delle proprie masse in gestione, rispetto a un quarto in
Asia-Pacifico e al solo 18% in Europa. Tre quarti degli
investitori internazionali inoltre concordano sul fatto che la
pandemia accelererà l'attenzione per i criteri Esg e gli
afflussi di capitale verso gli investimenti sostenibili. Fin
dall'inizio del 2020, si stima che i driver per un'ulteriore
integrazione dei criteri Esg siano cambiati, in scia alle ampie
conseguenze della pandemia di Covid 19. Il miglioramento dei
rendimenti è sicuramente uno dei primi tre driver, ma
l'attenuazione della recessione indotta dalla crisi innescata
dal Covid-19, menzionata dal 26% degli intervistati, si
aggiudica il primo posto della lista dei driver.
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