In Italia, più della metà dei 4
milioni e 203 mila lavoratori e lavoratrici part-time rilevati
dall'Istat nel 2022, il 56,2%, non ha scelto questa forma
contrattuale ma l'ha accettata o subita per necessità o per
assenza di altre possibilità, ovvero è in una condizione di
part-time involontario. E' quanto emerge dal Report del Forum
Disuguaglianze e Diversità secondo cui le più colpite dal
part-time involontario sono le donne, che già rappresentano
circa i tre quarti delle persone occupate a tempo parziale:
subiscono infatti il part time involontario un 16,5% di donne
sul totale delle occupate contro il 5,6% degli uomini.
Secondo il rapporto "Da conciliazione a costrizione: il
part-time in Italia non è una scelta. Proposte per l'equità di
genere e la qualità del lavoro", inoltre, in 8 imprese su 10
l'incidenza delle donne in part-time sul totale dei dipendenti è
oltre il 50%. Dallo studio si evince anche che il 12% delle
imprese usa il part-time in modo strutturale (oltre il 70% dei
dipendenti) e che queste imprese sono meno attente alla qualità
del lavoro.
In generale, il fenomeno del part time involontario aumenta
anche nel Mezzogiorno, tra le persone straniere, tra chi
possiede un basso titolo di studio e tra le persone con un
impiego a tempo determinato.
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