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In seimila alla fiaccolata. Gli striscioni: 'Per loro,per tutti'

Sisma L'Aquila

In seimila alla fiaccolata. Gli striscioni: 'Per loro,per tutti'

Mons. Petrocchi, la morte non ha l'ultima parola; 309 rintocchi

L'AQUILA, 06 aprile 2017, 07:09

Redazione ANSA

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La fiaccolata all 'Aquila ieri notte - RIPRODUZIONE RISERVATA

La fiaccolata all 'Aquila ieri notte - RIPRODUZIONE RISERVATA
La fiaccolata all 'Aquila ieri notte - RIPRODUZIONE RISERVATA

È di circa 6 mila partecipanti, secondo la stima della questura, il bilancio finale della fiaccolata per l'ottava ricorrenza del terremoto del 6 aprile 2009 che ha distrutto L'Aquila. Il corteo è arrivato in piazza Duomo intorno poco prima della mezzanotte e mezza, con la temperatura già molto bassa, e poco dopo è iniziata la lettura dei nomi delle 309 vittime, anticipata dalla frase "e loro non ci sono più". In prima fila gli striscioni "Per loro, per tutti" dei familiari dei defunti, "Neanche stasera tornerà a casa" dei genitori dei ragazzi morti alla Casa dello studente e "La ri-scossa dei terremotati" di coloro che hanno subito i sismi più recenti del Centro Italia. In piazza anche i gonfaloni della Regione Abruzzo, della Provincia dell'Aquila e delle città dell'Aquila e di Rieti.

Qualche partecipante ha ascoltato la lettura dei nomi in ginocchio sul selciato della piazza. Alla fine sono stati ricordati i morti del sisma del Centro Italia, della Terra dei fuochi, le vittime dell'amianto e quelle di San Giuliano di Puglia. Subito dopo, i 309 rintocchi della campana della chiesa delle Anime Sante, tornata a suonare da pochi mesi nell'ambito dei lavori di ricostruzione cofinanziati dalla Francia e ormai quasi terminati.

All'una la fiaccolata è terminata, molti hanno partecipato alla messa presso la vicina chiesa di San Giuseppe Artigiano, celebrata dall'arcivescovo metropolita monsignor Giuseppe Petrocchi. Alla funzione ha preso parte anche il prefetto, Giuseppe Linardi, accompagnato dai vertici delle forze dell'ordine. "La morte non ha l'ultima parola, questo non toglie il dolore ma rende più sereni", ha detto Petrocchi durante l'omelia. "Chi ha perso persone carte porta nel cuore ferite che restano aperte, non c'è cicatrizzazione, ma sono ferite sane che non devono infettarsi con il rancore e la rabbia - ha aggiunto - Se il dolore non si ripiega su stesso ma si apre al mistero della Pasqua e della resurrezione, porterà vita". "Eravamo convinti che il terremoto non sarebbe più venuto e invece ha colpito popolazioni sorelle, persone che conoscevo avendo fatto il parroco in quei paesi cancellati. Ora li ringrazio come ha fatto Papa Francesco per la loro testimonianza", ha concluso.

Dopo la messa, la veglia finale fino alle 3.32 nella Cappella della memoria accanto alla chiesa delle Anime Sante.
   

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