"Pur senza raggiungere i toni di
violenta volgarità del suo amico campano, anche il presidente
della Regione Abruzzo continua ad abusare del suo ruolo
istituzionale nella campagna referendaria sulla Costituzione".
È quanto afferma in una nota Maurizio Acerbo, della segreteria
nazionale di Rifondazione Comunista, in merito alle parole
pronunciate dal governatore abruzzese, Luciano D'Alfonso,
durante un incontro con i sindaci e gli amministratori locali
del centrosinistra abruzzese.
"Il presidente - aggiunge Acerbo - usa la sua carica per
condizionare l'orientamento dei sindaci che, soprattutto nei
piccoli comuni, in caso di scarso risultato del Sì, potrebbero
temere ritorsioni in termini di finanziamenti e disattenzione da
parte della Regione".
L'esponente di Rifondazione accusa D'Alfonso di avere
"modulato le parole in modo da non incorrere nell'accusa penale
di voto di scambio ma far balenare centinaia di milioni di euro
di fondi ancora da assegnare con Masterplan, Psr dell'
agricoltura, Por-Fesr del Piano di sviluppo urbano, fondi Fse e
Fsc nazionale, e ricordare il suo ruolo in cabina di regia,
suona come un avvertimento chiaro a chi lo conosce".
Acerbo poi rimarca: "D'Alfonso ordina agli amministratori
locali di fare campagna a tappeto come se fossero candidati.
Democristiano com'è intende dire che si aspetta che portino al
Sì la stessa quantità di voti che controllano e muovano nelle
elezioni amministrative, dati misurabili, su cui chiedere
conto". Acerbo conclude: "È la solita vecchia politica
clientelare - afferma il dirigente di Rifondazione - che viene
mobilitata per fare il casa per casa, gettando nell'ultima
settimana il peso delle cariche amministrative".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA