"La memoria di quei giorni deve
essere conservata e trasmessa alle giovani generazioni. La
Brigata Maiella è stata la formazione partigiana più
straordinaria dell'intera Resistenza italiana. I suoi uomini
sono stati plurali così come è una Democrazia e come sarebbe
stata la Carta Costituzionale del 1948. A sospingere verso
l'azione i patrioti della Brigata Maiella fu un unico
sentimento: la libertà, e la Festa della Liberazione ogni anno
ricorda e celebra questo sentimento che è un valore fondante del
nostro Paese così come pace, solidarietà e giustizia che sono e
restano fondamenti etici dell'Italia".
Lo ha detto il presidente della Regione Luciano D'Alfonso,
nel corso della 71esima cerimonia del 25 aprile per il ricordo
della Liberazione dall'occupazione nazi-fascista che si è tenuta
questa mattina in Piazza Garibaldi a Pescara.
Dinanzi alle autorità politiche, militari e religiose, c'é
stato l'alza bandiera del picchetto d'onore e la deposizione di
una corona d'alloro al monumento che ricorda i caduti militari e
civili di tutte le guerre, con la benedizione dell'Arcivescovo
della Diocesi di Pescara-Penne Mons. Tommaso Valentinetti.
Premiati dal prefetto di Pescara Francesco Provolo, dal
presidente della Regione e dal sindaco di Pescara con una
medaglia della Liberazione tre anziani combattenti: Evaristo
Mancini, Livio Fornaro e Sebastiano Valletta. Emblematica
soprattutto la storia di Livio Fornaro pescarese che,
sommergibilista della Marina Militare, fu catturato dai russi
dopo la battaglia di Sebastopoli. Come altri prigionieri fu
caricato su un treno ma con grande coraggio, e rischiando la
vita riuscì a fuggire lanciandosi dal treno in corsa. Sebastiano
Valetta, classe '23, boscaiolo di Lecce dei Marsi (L'Aquila)
come tanti sui amici si oppose ai tedeschi, cercò di salvare
italiani e fu fatto prigioniero dai tedeschi per tre mesi prima
di riuscire anche lui a scappare. Storia di grande coraggio
anche quella di Evaristo Mancini.
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