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Terrorismo: indagini partite da gruppo neofascista abruzzese

Terrorismo

Terrorismo: indagini partite da gruppo neofascista abruzzese

(v. 'Terrorismo: indagati tra web...'delle 11,23)

L'AQUILA, 22 dicembre 2014, 11:35

Redazione ANSA

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Delle 14 ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito dell'operazione "Aquila Nera", 11 sono in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti di altrettanti indagati per "associazione e con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico e associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".
    I provvedimenti emessi dal gip del tribunale dell'Aquila scaturiscono da un'attività investigativa avviata nel 2013 nei confronti di un'associazione clandestina denominata "Avanguardia ordinovista", che "richiamando agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo e ponendosi in continuità con eversione nera degli anni '70 "progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali al fine di sovvertire l'ordine democratico dello Stato".
    In particolare, le indagini sono partite attorno al gruppo guidato da Stefano Manni, 48 anni, originario di Ascoli Piceno ma residente a Montesilvano, il quale vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista che negli anni '70 insieme a Stefano Delle Chiaie, Giancarlo Esposti e Salvatore Vivirito, era uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo. Oltre ad attentati a magistrati, secondo l'accusa il gruppo avrebbe elaborato un piano "volto a mirare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti" nei confronti di Prefetture, Questure e uffici di Equitalia e anche previsto, in un secondo momento di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito. Stando a quanto dichiarato in conferenza stampa dal generale Mario Parente, Comandante Nazionale dei Ros, e dal Procuratore della Repubblica dell'Aquila, Fausto Cardella, il gruppo avrebbe "utilizzato il web ed in particolare il social network Facebook come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo". A tal riguardo Manni aveva realizzato un doppio livello di comunicazione: in uno con un profilo pubblico lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale in particolare nei confronti di persone di colore in un altro, con un profilo privato limitato ad un circuito ristretto di sodali, discuteva le progettualità eversive del gruppo. Secondo quanto si è appreso sarebbero coinvolti anche due aquilani.
   

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