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Delfino morto a Francavilla per una rete

Delfino morto a Francavilla per una rete

Olivieri, da inizio 2014 su coste Abruzzo 17 decessi

FRANCAVILLA AL MARE (CHIETI), 27 settembre 2014, 15:36

Redazione ANSA

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Ancora spiaggiamenti di cetacei sulle coste abruzzesi. Questa volta, dopo i 7 capodogli di 15 giorni fa, è toccato a un delfino. "La causa della morte la stringe tra le fauci", dice il presidente del Centro nazionale Studi Cetacei onlus, Vincenzo Olivieri, della carcassa trovata sul litorale di Francavilla al Mare (Chieti), un adulto di Tursiope. In bocca una rete da posta. Lo stato di decomposizione non ha permesso la necroscopia; 17 i delfini spiaggiati morti registrati in 9 mesi in Abruzzo.

L'AVVISTAMENTO - La carcassa è stata avvistata da alcuni balneatori nell'ansa del fiume Alento.

UN TURSIOPE DI 3 MT - L'animale, un adulto di Tursiope di circa tre metri, dopo le misurazioni effettuate questa mattina in loco dal veterinario della Asl di Chieti, William Di Nardo, si presenta in condizioni avanzate di decomposizione e quindi, spiegano gli esperti, "la necroscopia non è stata possibile".

17 DELFINI MORTI IN 9 MESI - Dall'inizio dell'anno, ha quindi riferito Olivieri, "sulle coste abruzzesi sono 17 i delfini spiaggiati morti". Numeri importanti, fa notare Olivieri, "di fronte ad animali in via di estinzione". In particolare per il delfino trovato a Francavilla, Di Nardo e Olivieri riferiscono che in bocca alla carcassa è stata trovata una lunga rete da posta usata per la piccola pesca. Un caso non infrequente visto che, spiega il presidente del Centro nazionale Studi Cetacei onlus, "il Tursiope è una delle specie più confidenti e un 'opportunista' per quanto riguarda la sfera alimentare. Quindi risulta facile associarlo a una rete da pesca". Una volta che si imbatte in una rete, non riuscendo a risalire, l'animale muore per annegamento.

IL CASO CAPODOGLI - Più a Sud, a circa 70 chilometri rispetto al ritrovamento del delfino, sulla spiaggia di Vasto, il 12 settembre si sono arenati sette capodogli di cui tre sono morti, tutte femmine di cui una incinta di un piccolo di 4-5 mesi, e quattro sono riusciti a riprendere il largo. Sulle cause solo ipotesi, al momento. Si attendono difficili analisi per le quali si parla di mesi per i primi risultati anche se lo stesso Olivieri aveva sollevato il caso della pratica dell'air-gun usata per le prospezioni sottomarine che, per il rumore provocato, potrebbero creare uno choc nel sistema radar dei cetacei. Ma è tutto da dimostrare.

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