"La Regione prosegue nell'attento monitoraggio del percorso del 'regionalismo differenziato' e sull'impatto dello stesso sulla nostra autonomia, con la cautela d'obbligo tenuto conto" di alcune incertezze "e del concreto rischio di confusione e di appiattimento dell'autonomia speciale, che si distingue per ragioni storiche, culturali, geografiche e sociali rispetto all'autonomia differenziata". Lo ha detto il presidente della Regione, Renzo Testolin, rispondendo in Consiglio Valle a un'interpellanza sul tema del gruppo Lega Vda.
"La confusione la creiamo noi - ha replicato il vicecapogruppo Erik Lavy -: è vero che sono fasi delicate da gestire, ma mi aspettavo che riguardo alle competenze in capo alla Regione ci fosse maggiore chiarezza. Questo è un treno in corsa e noi dobbiamo essere pronti a salirci sopra".
Dopo la promulgazione della legge “per l'attuazione dell'autonomia differenziata - che per qualsiasi autonomista è un'autentica vittoria -, alcuni presidenti di Regione, Piemonte e Veneto in primis, hanno deciso di richiedere - aveva illustrato Lavy nell’interpellanza - tramite una trattativa con lo Stato, il trasferimento di nove delle 23 materie di competenza concorrente. Si tratta di nove materie che non prevedono la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (i livelli che, secondo la legge, vanno garantiti in modo uniforme a livello nazionale). Come e quando intende procedere la Valle d'Aosta nei confronti dello Stato, visto che il trasferimento ad oggi avverrebbe tramite una norma di attuazione? Sappiamo che alcune di queste nove materie sono già in capo alla Regione, ma sarebbe interessante capire come intende agire il governo".
“La legge 86/2024, che nel testo originario stabiliva l’applicazione della clausola di maggior favore (di cui all’articolo 10 legge costituzionale n. 3 /2001) alle Regioni a Statuto speciale - ha risposto Testolin -, prevede ora l’estensione tout court anche a queste ultime dell’intera disciplina introdotta, compresa quella procedurale. Previsione che già crea alcune problematiche non di poco conto, intanto sull’applicabilità alle Autonomie speciali di questa disciplina, in quanto imporrebbe delle procedure di negoziazione diverse da quelle disciplinate costituzionalmente dai rispettivi Statuti e che, per quanto ci riguarda, si fonda sull’articolo 48bis dello Statuto e sulla Commissione paritetica”. “Altro aspetto importante - ha sottolineato Testolin - è l’analisi di queste nove materie che il Veneto e il Piemonte avrebbero già richiesto: protezione civile, previdenza complementare e integrativa, lavoro e vigilanza sugli ordini professionali, organizzazione della giustizia di pace, casse di risparmio e aziende di credito regionali, commercio con l’estero, enti di credito fondiario e agrario regionali, rapporti internazionali e con l’Ue, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Intanto, bisogna capire quali materie non siano già attribuite alla Regione dallo Statuto e dalle successive norme di attuazione, ma non limitandosi alla loro enunciazione - anche perché è difficile individuare il perimetro di alcune di queste, come per esempio 'il lavoro' o i 'rapporti con l’Ue' - bensì alla luce della giurisprudenza costituzionale che negli anni le ha plasmate e interpretate. Una volta fatto questo, occorrerebbe poi decidere quali funzioni, afferenti a materie eventualmente non ancora attribuite, sia opportuno richiedere, ma non per partecipare ad una gara a chi ha più competenze, ma perché la Regione può esercitare quelle funzioni in maniera più efficiente per la comunità valdostana. Aspetti che devono essere chiariti prima di poter procedere”.
“Ricordo poi - ha aggiunto Testolin - che, nell'ambito della negoziazione in corso nel Tavolo tecnico-politico di concertazione tra le Autonomie speciali e il ministero degli Affari regionali e delle autonomie per la revisione dei punti comuni degli Statuti speciali, si sta lavorando in particolare sulla revisione dell’articolo 50 del nostro Statuto, per introdurre il principio dell’intesa nel procedimento di modifica dello Statuto speciale. Tale previsione, per la quale auspichiamo che il Ministero crei le condizioni per renderla vigente, costituirebbe la garanzia imprescindibile per intraprendere un percorso bilaterale tra Regione e Stato per definire nuovi margini di autonomia, comprese ulteriori materie o funzioni, che per quanto ci riguarda possono comunque essere già acquisite. Pertanto, la Regione prosegue nell’attento monitoraggio del percorso del 'regionalismo differenziato' e sull’impatto dello stesso sulla nostra autonomia, con la cautela d’obbligo tenuto conto delle incertezze illustrate e del concreto rischio di confusione e di appiattimento dell’autonomia speciale, che si distingue per ragioni storiche, culturali, geografiche e sociali rispetto all’autonomia differenziata”.
"Capire le competenze - ha replicato Lavy - è il primo passo per richiederne di nuove. Bene che ci sia un tavolo di lavoro con il ministro Calderoli per individuare gli strumenti di dialogo e superare lo strumento dell'articolo 48bis puntando sul principio dell'intesa. Le opportunità esistono e occorre sfruttare la nostra posizione di frontiera per lavorare, ad esempio, sul commercio internazionale. Io non vedo un rischio di appiattimento con le Regioni a Statuto ordinario: noi, da buoni autonomisti, dovremmo essere contenti che altre Regioni possano avere competenze in più, ma dobbiamo sfruttare anche noi le occasioni che derivano da queste disposizioni sull'autonomia differenziata per attualizzare le nostre competenze, averne di nuove e usarle meglio".
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