"Dai dati emersi degli ultimi 26 anni si rileva che la popolazione dello stambecco è in lenta ma costante crescita sull'intero territorio. Nel 1997 erano stati censiti 1.934 capi, mentre lo scorso anno è stato rilevato il dato più alto, pari a 4.052 stambecchi". Il quadro è stato fornito dall'assessore regionale alle risorse naturali, Marco Carrel, rispondendo ad un'interrogazione di Rassemblement valdotain sulla riduzione degli stambecchi che faceva riferimento ad uno studio dell'Università di Ferrara sul cambiamento delle abitudini degli ungulati dovuto al riscaldamento globale.
"Lo studio - ha spiegato Carrel - è stato svolto in due aree protette: il Parco nazionale Gran Paradiso e il Parco nazionale svizzero in cui le densità di ungulati sono molto elevate e la pressione turistica è maggiore rispetto ai territori non protetti. Le valutazioni contenute nel documento non trovano quindi riscontro sull'intero territorio regionale, in quanto il campione preso in considerazione è ridotto rispetto al numero reale degli stambecchi e i dati non sono rappresentativi della realtà valdostana". "Sul territorio valdostano - ha proseguito - non sono stati rilevati particolari elementi che facciano presupporre una diminuzione della popolazione dello stambecco legata ai cambiamenti climatici, in quanto, molto probabilmente, le densità di animali all'esterno dell'area protetta sono molto più basse e quindi gli stambecchi (e gli altri ungulati), hanno a disposizione molto più foraggio".
Carrel ha poi osservato che in Valle d'Aosta attualmente "non sono presenti specie animali a rischio di estinzione ma occorre prestare attenzione ad alcune specie: i galliformi alpini (fagiano di monte e pernice bianca) e la lepre variabile, che vivono in ambienti molto particolari, ad alte quote, dove i cambiamenti climatici sono molto più evidenti e la riduzione del loro habitat li obbliga a spostarsi sempre più in quota".
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