La Consulta ha dichiarato
incostituzionale la legge provinciale del 8 maggio 2020 sulla
cosiddetta "via altoatesina" durante la ripartenza della
pandemia. Lo annuncia l'avvocato bolzanino Luca Crisafulli. "Il
tempo è galantuomo", commenta.
Quattro anni fa, il Consiglio provinciale di Bolzano approvò
in seduta notturna con 28 sì, un no e sei astensioni la legge
per accelerare la Fase 2 in Alto Adige. Prima del resto del
paese in Provincia di Bolzano riaprirono perciò prima i negozi e
poi anche parrucchieri, bar, ristoranti e musei.
"La crisi - disse all'epoca il governatore Arno Kompatscher
in aula - è stata una grande sfida per tante categorie, dalle
famiglie alle imprese, e le prossime settimane saranno comunque
difficili. La legge forse delude alcune aspettative, ma è stato
giusto proseguire insieme su questa strada". Il governo impugnò
la legge provinciale.
Ora la Corte costituzionale (sentenza 50/2024) ha dichiarato
l'incostituzionalità della legge provinciale 8 maggio 2020, n.
4, nella parte in cui sanzionava la violazione dell'obbligo
gravante sui titolari e i gestori dei servizi di ristorazione e
di somministrazione di alimenti e bevande di richiedere ai
clienti l'esibizione della certificazione verde prevista dalla
legislazione statale. La Provincia - dichiara la Corte
Costituzionale - non aveva competenza in materia trattandosi di
"profilassi internazionale", materia questa di competenza
esclusiva dello Stato, dunque non poteva intervenire con proprie
leggi.
"Le sanzioni di allora erano tutte illegittime, e qualcuno
dovrà certamente risponderne. Spiace dire che un tale epilogo
era prevedibilissimo", commenta Crisafulli.
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