Sono state 3.015 le persone
incontrate nel 2022 dalla Chiesa di Trento attraverso i Centri
di ascolto Caritas, con 850 volontari e l'attività della
Fondazione Caritas diocesana, con 70 operatori. Il dato,
presentato al "Vigilianum", è contenuto nel Rapporto annuale
sulle povertà, "Nessuno indietro", che esce a pochi giorni dalla
Giornata mondiale dei poveri del 19 novembre.
Un numero in calo rispetto al 2021, quando le persone
raggiunte furono 4.400, ma in crescita rispetto al recente
passato: nel 2022 +30% di persone raggiunte dai servizi rispetto
al 2017 (2.300).
Il referente Caritas Fabio Chiari ha parlato di "un dato
drogato", perché bisogna calcolare anche l'inflazione. Il 37%
delle famiglie trentine dichiara infatti di non riuscire a far
fronte a eventuali spese impreviste soprattutto a causa del
forte rialzo inflazionistico, si legge nel Rapporto, che
riprende le statistiche Istat sulla povertà assoluta.
L'incidenza della grave deprivazione in Trentino era nel 2021
(ultimo anno disponibile) pari al 3,2%, 17.000 persone.
Nel 2022 la rete Caritas ha erogato contributi per 850.000
euro, mentre attraverso il fondo diocesano InFondo Speranza sono
stati erogati poco meno di 100.000 euro a 73 famiglie. Nelle
strutture di accoglienza gestite dalla Diocesi di Trento aperte
tutto l'anno (Bonomelli a Trento e il Portico a Rovereto) nel
2022 sono state accolte 529 persone. Nell'inverno 2023/2024, la
Fondazione Caritas diocesana gestirà 112 posti letto: a Trento
74 (50 alla Bonomelli, 24 al Lavisotto), a Rovereto 38 (al
Portico). Altri 20 posti sono disponibili a Trento, in Casa
Sant'Angela, da attivare in accordo con la Provincia: così i
posti letto gestiti dalla Diocesi diventano 132.
Nel 2022 sono stati 926 gli uomini che hanno fatto chiesto
accoglienza allo Sportello unico provinciale per i senza dimora:
un numero tornato sui livelli pre-pandemia. Attualmente, ha
aggiunto Chiari, oltre agli uomini, "ci sono 20 donne in lista
di attesa, ed è un numero enorme, non era mai successo prima".
Delle 152 persone provenienti dall'Ucraina inizialmente accolte
dalle comunità parrocchiali, ne sono rimaste 65 in 17 alloggi,
perché molte sono rientrate nel loro Paese.
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