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Sat contro la strada forestale nel Parco di Paneveggio

Sat contro la strada forestale nel Parco di Paneveggio

'Non serve a null'altro se non a recuperare legname schiantato'

TRENTO, 13 maggio 2020, 11:24

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La notizia del progetto e dei lavori relativi alla nuova strada forestale, di collegamento tra Malga Crel e Malga Scanaiol, prevista all'interno del Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino e la conseguente distruzione di un'importante arena di canto di gallo cedrone, hanno il gusto amaro di un brusco risveglio, di un violento ritorno alla realtà". Così la Sat, in una nota, a proposito del nuovo progetto collegato alla ricostruzione post tempesta Vaia: una strada forestale, l'ennesima, progettata e realizzata con l'urgenza dettata "dalla necessità di prelevare dal bosco quanto più legname e quanto più in fretta possibile, per salvare la produzione e prevenire possibili pullulazioni di bostrico".
    "Una progettazione d'urgenza, volta a massimizzare la resa, senza alcuna ulteriore riflessione sugli altri valori e sulle funzioni dell'arena di canto stessa, che il tracciato interessa, incurante degli elevati impatti che questa avrebbe su specie autoctone di rilievo e sugli habitat interessati. Una strada che non serve a null'altro se non a recuperare legname schiantato, un'opera definitiva dettata da un'esigenza momentanea - prosegue la Sat - da realizzare all'interno di una "Zona speciale di conservazione", dentro un'arena di gallo cedrone, in una delle zone più importanti del Trentino e delle Alpi Orientali per la conservazione dei tetraonidi. Una strada che, per assolvere alle mere funzioni di cui sopra, avrebbe potuto (e forse dovuto) avere una lunghezza assai più ridotta, evitando le zone più delicate".
    La Società degli alpinisti tridentini si chiede inoltre "come sia possibile che la Provincia autonoma di Trento, antesignana della selvicoltura naturalistica, della multifunzionalità di un bosco sempre più parte integrante dell'esperienza di eco-vacanza in Trentino, possa lasciare che la pianificazione forestale, anche se in emergenza, si dimostri così miope da valutare e considerare il bosco come superficie esclusivamente produttiva".
   

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