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In evidenza
In evidenza
(di Manuela Tulli) Ci
sono parole violente e, al contrario, parole miti che possono
cambiare la vita. Nella Domenica della Parola di Dio,
celebrazione voluta da Papa Francesco cinque anni fa per
sensibilizzare i cristiani alla lettura e all'ascolto delle
Scritture, sotto i fari finiscono i social e gli haters che con
le loro parole violente, uscite da tastiere anonime ma spesso
anche con la 'firma', contribuiscono ad far crescere un clima
sociale avvelenato. "Mentre la società e i social accentuano la
violenza delle parole - ha sottolineato Papa Francesco
nell'omelia della messa nella basilica di San Pietro -, noi
stringiamoci alla mitezza della Parola che salva, che è mite,
che non fa rumore, che entra nel cuore". Questa parola che "non
fa rumore" ma "salva" è il Vangelo e il Papa torna a consigliare
di portarlo sempre dietro nella borsa o "nel telefonino", perché
la Parola di Dio è come una bussola che può orientare i
cristiani nella vita quotidiana. Non è la prima volta che Papa
Francesco mette in guardia contro il linguaggio usato nelle reti
social. A luglio del 2022, in un messaggio ad un gruppo di
comunicatori cattolici, si era già espresso a chiare lettere
contro gli haters: "L'uso dei media digitali, in particolare dei
social media, sollevato un certo numero di gravi questioni
etiche" perché "a volte e in alcuni luoghi, i siti dei media
sono diventati luoghi di tossicità, incitamento all'odio e
notizie false". Lo scorso dicembre, in occasione degli auguri di
Natale ai dipendenti vaticani, aveva sottolineato che viviamo
nel "tempo del trucco, non solo della faccia ma anche
dell'anima, e questo è brutto, specialmente attraverso i
cosiddetti social". Papa Francesco all'Angelus è invece tornato
sulle questioni internazionali che più lo preoccupano, come i
tanti conflitti per i quali sembra difficile trovare una via
d'uscita. Il pensiero del Pontefice, parlando delle guerre, è
stato oggi per le sofferenze dei bambini: "Non stanchiamoci di
invocare il Signore per la pace in Ucraina, in Israele, in
Palestina e in tante altre parti nel mondo. A soffrirne la
mancanza sono sempre i più deboli. Penso ai piccoli, ai
tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati di affetti,
privati di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di
pregare e costruire la pace per loro". La preghiera: il Papa ha
annunciato, in vista del Giubileo del 2025, un anno tutto
dedicato alla preghiera. Ce n'è "un assoluto bisogno", ha detto,
"nella vita personale, nella Chiesa e nel mondo".
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