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"I Vagamondi", scrittori in bicicletta

"I Vagamondi", scrittori in bicicletta

Premi nobel e poeti: pedali come sorgente di letteratura

MILANO, 27 maggio 2023, 15:08

Redazione ANSA

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Il ciclista è certamente un vagamondo, per riprendere il neologismo di Brera. Se infatti il calcio, la pallavolo, il basket, la ginnastica e il tennis si svolgono in una scatola chiusa quale è lo stadio, il ciclismo ha uno stadio infinito: la strada. Va da sé che sia facile comprendere come la bicicletta possa essere una sorgente straordinaria di letteratura. Perché la bici è avventura, esplorazione e scoperta e il ciclista diventa un soggetto degno del racconto. Claudio Gregori nel suo "I Vagamondi - scrittori in bicicletta" (66thand2nd editore, PP. 256, 18 euro), presenta 30 scrittori sui pedali. La gamma degli autori è il più vario.
    Ci sono quattro donne: Elizabeth Pennell, Colette, Simone De Beauvoir, Oriana Fallaci. E ancora poeti: Guerrini, Gozzano e Pascoli. Ma anche scienziati, come Marie Curie e Einstein, o grandi maestri del giallo come Doyle e Leblanc, e della filosofia, come de Beauvoir e Sartre. Poi autori di fantascienza e umoristi, autori di teatro e campioni del teatro dell'assurdo, fino a scrittori d'avventura, giornalisti, pedalatori appassionati, personalità sudamericane di spicco, geni eclettici e persino scrittori che non sapevano andare in bicicletta. Nel libro di Gregori, spazio anche alle curiosità. Come quella della più lunga intervista della storia della bicicletta, realizzata da García Marquez: durò 25 ore e si protrasse 5 ore al giorno per 5 giorni. La fece a Ramón Hoyos, che, nel 1955, aveva vinto la terza Vuelta a Colombia consecutiva. Altro aneddoto: nella discesa verso Tintern Abbey, famosa abbazia cistercense del Galles, c'è anche lo scontro in bicicletta tra due futuri premi Nobel: George Bernard Shaw e Bertrand Russell. Perché in sella a una bicicletta, tutti possono diventare vagamondi.
   

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