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Famiglie dei morti per terrorismo, ora ricorso alla Cedu

Famiglie dei morti per terrorismo, ora ricorso alla Cedu

Contro Cassazione francese sugli ex Br. Nordio, 'Stato non può'

ROMA, 24 maggio 2023, 12:40

Redazione ANSA

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Giorgio Pietrostefani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Pietrostefani - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giorgio Pietrostefani - RIPRODUZIONE RISERVATA

 (di Lorenzo Attianese)

L'ultima chance per far tornare in Italia i dieci terroristi rossi attraverso il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. I familiari delle vittime dei terroristi degli anni di piombo non cedono di fronte all'ennesimo schiaffo arrivato dalla giustizia francese, che ieri ha confermato il rifiuto della Francia alla richiesta di estradizione dei dieci eversori rifugiati nel Paese d'Oltralpe.
    Ma il ministro Carlo Nordio precisa: "Esiste la possibilità della Cedu ma non è consentito un ricorso da parte degli organi statuali, occorre semmai un'iniziativa da parte delle persone interessate". Ad annunciare quella che potrebbe essere più di un'ipotesi con il passare delle ore è Roberto Della Rocca, ex lavoratore di Fincantieri che nel 1980 fu ferito a Genova durante un attentato delle Br e anche presidente dell'Associazione nazionale vittime del terrorismo. "È troppo presto per definire ora in termini tecnici quale siano le nostre possibilità di continuare questa nostra legittima aspettativa a favore delle vittime che attendono giustizia. Posso solo assicurare che ce la metteremo tutta", ha comunque sottolineato Nordio.
    Anche Maurizio Campagna - fratello di Andrea, l'agente di pubblica sicurezza calabrese ucciso dai terroristi nel 1979 a Milano, chiede di andare fino in fondo: "chi può deve fare tutto il possibile, noi - dice - ci rendiamo disponibili per proseguire la battaglia". Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, però chiarisce: "il debito dei terroristi va estinto con i cittadini italiani e con lo Stato italiano, è giusto che sia il governo a fare ricorso. Hanno assassinato mio padre perché portava una divisa dello Stato ed esercitava il suo ruolo in un certo modo. Sono state danneggiate le istituzioni".
    Per i dieci terroristi degli anni settanta rifugiati a Parigi, dagli esponenti delle Br a quelli di Lotta Continua, dei Proletari armati per il comunismo e delle Formazioni comuniste combattenti, il tribunale francese aveva già negato il 29 giugno dello scorso anno l'estradizione chiesta dall'Italia motivando il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dalla convenzione europea dei diritti dell'uomo. Ma dopo la contrarietà manifestata dal presidente Macron, il procuratore generale della Corte d'appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficiassero o meno di un nuovo processo una volta consegnati.
    L'Italia però non si era fatta alcuna illusione.
    Qualche ora dopo la sentenza della Cassazione, il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel '72 su mandato dello stesso Pietrostefani, aveva posto anche l'accento sul fatto che "da parte di nessuno di loro c'è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà...". Sui social Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, aveva poi scritto provocatoriamente: "quanto mi fa godere la Cassazione francese...". Ora invece la partita sembra improvvisamente e per l'ennesima volta riaprirsi.
   

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