Lo scuolabus arriva puntuale alle 7.35. Maria attraversa il portone blindato senza voltarsi, stringe la mano della mamma e si incammina con il suo zaino rosa sulle spalle. Prima di salire le stampa un bacio sulla guancia. E’ sola, sul pulmino: gli altri bambini non devono sapere dove vive Maria. Perché la casa di Maria è diversa. Maria vive in carcere.
Non è l’unica, Maria. Ci sono anche Raayn e Armando, Mariam e Gabriele, Miriam e Michael. Ventuno, sono. In tutta Italia. Sono “i” ventuno: bambini che hanno meno di sei anni e vivono con le mamme detenute che stanno pagando per gli sbagli che hanno fatto. Innocenti. Tutti quanti. Incolpevoli. Tutti quanti. Indifesi. Tutti quanti. Eppure: la prima cosa che vedono quando aprono gli occhi sono le sbarre alle finestre e la prima cosa che capiscono è che la mamma non giocherà con loro al parco e non li accompagnerà alle feste degli amichetti.
Questo è il racconto dei 21. Di chi sono questi bambini e di come vivono con le loro madri. Ma è anche la storia di chi ogni giorno, nel carcere e fuori, con fatica, impegno e professionalità, prova a cancellare quelle sbarre dalla loro vita
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