Lo sciopero contro le aperture
festive, previsto per la prossima Pasqua, "conferma, anche se un
po' in ritardo, quanto sosteniamo ormai da anni: la deregulation
totale del commercio, voluta nel 2011 dal Governo Monti, è stata
un disastro per il settore. Non solo per i lavoratori, che si
sono visti privare del riposo domenicale, ma anche per i negozi
indipendenti. Che, a partire dal fattore lavoro, non sono stati
in grado di competere con le aperture 24 ore su 24, sette giorni
su sette, praticate dalla grande distribuzione. E sono stati
costretti a chiudere". Lo afferma Confesercenti spiegando:
"secondo le nostre stime, dal 2012 ad oggi l'aumento di
competizione innescato dalla deregulation ha portato alla
cessazione di almeno 90mila piccoli negozi. A mettere in
difficoltà le attività commerciali di vicinato è stato il
cambiamento delle abitudini di acquisto indotto dalla
liberalizzazione. La spesa delle famiglie non è aumentata, ma si
è modulata diversamente, concentrandosi nel weekend: proprio i
giorni in cui le grandi strutture commerciali realizzano gran
parte dei propri ricavi, dovuti non a nuovi consumi ma al
trasferimento degli stessi a sfavore degli esercizi di vicinato.
Secondo le nostre stime, i piccoli negozi con la deregulation
hanno perso oltre il 3% di quote di mercato a favore della
grande distribuzione. Si tratta di circa 7 miliardi di euro di
vendite travasate dai negozi alla GDO.
"Noi ci siamo impegnati già nel 2012, all'indomani del
Salva-Italia, per cambiare una legge fatta male", spiega il
segretario di Confesercenti Mauro Bussoni. "Con la Campagna
Liberaladomenica ed il sostegno della Cei, abbiamo portato alla
Camera, con 150mila firme, una proposta di legge di iniziativa
popolare per un regime di aperture in base alle necessità reali
dei territori, riportando la decisione ai sindaci in accordo con
le associazioni. È chiaro che lì dove c'è bisogno, come nelle
mete turistiche, sia necessario stare aperti. Ma dove non c'è
bisogno, la deregulation si è trasformata in un obbligo
competitivo che ha favorito i grandi e schiacciato lavoratori e
piccoli imprenditori".
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