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Lula caccia il presidente del colosso energetico Petrobras

Lula caccia il presidente del colosso energetico Petrobras

A causa di forti contrasti con Prates sulla politica di pagamento dei dividendi

RIO DE JANEIRO, 15 maggio 2024, 20:17

di Leonardo Cioni

ANSACheck

Jean Paul Prates © ANSA/EPA

   Cambio di guardia dentro Petrobras: il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha licenziato in tronco Jean Paul Prates, che lui stesso aveva nominato subito all'inizio del suo mandato, nel gennaio 2023.

    Alla base della decisione ci sarebbe la disputa sul pagamento dei dividendi in corso da mesi tra il colosso petrolifero e il governo.

    Il siluramento di Prates - che secondo alcune indiscrezioni giornalistiche era già in pentola da almeno un mese - preoccupa il mercato, per il timore che possa accentuarsi l'ingerenza politica nella compagnia statale. Le reazioni, infatti, non si sono fatte attendere: le azioni privilegiate di Petrobras sono scese dell'8% oggi all'apertura delle attività, rappresentando una perdita di 46,7 miliardi di reais (oltre 8 miliardi di euro) in valore di mercato, secondo il calcolo degli analisti. "Per fare un confronto, è una cifra superiore al valore di mercato di 41 miliardi di reais di Tim", fa notare il consulente finanziario Einar Rivero.

    Per cercare di calmare le acque, il ministero delle Miniere e dell'Energia ha indicato immediatamente un sostituto al comando della multinazionale petrolifera, le cui azioni sono crollate anche sul pre-mercato della Borsa di New York: si tratta di Magda Chambriard, un ingegnere specializzata in ingegneria dei giacimenti, valutazione della formazione e produzione di petrolio e gas, che ha diretto l'Agenzia nazionale del petrolio tra il 2012 e il 2016 durante il governo di Dilma Rousseff.

    All'epoca, Petrobras divenne l'azienda del petrolio più indebitata al mondo a causa della sua politica di sovvenzionamento dei prezzi del carburante per mantenere l'inflazione sotto controllo.

    Le critiche contro Prates (un ex senatore del Partito dei lavoratori di Lula) hanno avuto il suo apice il 7 marzo, quando l'ex ceo ha cercato di trattenere il 50% dei dividendi straordinari della società, provocando il tonfo del prezzo delle azioni di Petrobras in Borsa ed entrando in rotta di collisione in particolare col ministro dell'Energia, Alexandre Silveira. La situazione si è però invertita il 25 aprile, quando gli azionisti, in un gesto di sfiducia a Prates, hanno approvato il pagamento di 22 miliardi di reais (4 miliardi di euro) di dividendi straordinari per l'esercizio 2023 e il collocamento di altri 22 miliardi in un fondo destinato a garantire il pagamento dei dividendi futuri.

    Petrobras non è nuova a turbolenze: uscito con le ossa rotte dallo scandalo di corruzione del 2014 noto come 'Lava Jato' (la Mani Pulite verdeoro), il gruppo ha visto il succedersi di quattro capi anche durante il mandato del presidente di destra Jair Bolsonaro (2019-2022), a causa di attriti sulla politica dei prezzi. In compenso, grazie allo sfruttamento dei suoi giacimenti, soprattutto nel sottosuolo marittimo, l'azienda ha ripreso a fare utili e a controllare il debito. Il ritorno di Lula al potere ha posto fine al processo di privatizzazione avviato dal governo Bolsonaro, ma ha anche acceso l'allarme sul rischio di una maggiore interferenza del governo negli affari di Petrobras. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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