(di Francesco Carbone)
Chi ha ancora dubbi sugli effetti dei
cambiamenti climatici avrà tempo di ragionarci, magari davanti a
un caffè al bar (che viaggia ormai a una media di 1,40 euro) o
davanti a una carissima cioccolata calda (+154% il cacao da
inizio anno). O magari comprando un cestino delle tanto attese
ciliegie (+18,5%). In tutti e tre i casi, oltre alle tensioni
geopolitiche che fanno aumentare vertiginosamente il costo dei
noli marittimi, c'è proprio lui: il cambiamento climatico.
E', ad esempio, il caso della frutta di stagione prodotta e
consumata in Italia. Anche in questo caso infatti, oltre a un
effetto trasporto legato al caro- benzina, quello che fa
schizzare i prezzi al dettaglio è proprio la scarsità di
prodotto legato ad un clima non favorevole: il brusco calo delle
temperature registrato negli ultimi giorni in Italia rischia
infatti di farsi sentire anche sulle tasche dei consumatori,
attraverso un incremento dei prezzi al dettaglio
dell'ortofrutta, è l'allarme viene lanciato da Assoutenti, dopo
le gelate che stanno colpendo le coltivazioni in tutta la
penisola. "Dal nord al sud Italia i coltivatori segnalano
problemi legati all'andamento delle temperature, salite sopra la
media nelle scorse settimane e poi improvvisamente scese -
spiega il presidente Gabriele Melluso - Una altalena che
potrebbe danneggiare alberi e piante, decimando alcune
produzioni tipiche del periodo primaverile. Questo significa che
nelle prossime settimane i consumatori rischiano di fare i fare
i conti con sensibili rincari per la frutta di stagione come
albicocche, ciliegie, pesche, nettarine e susine ma anche pere e
mele.
Rincari che andrebbero ad aggiungersi ai pesanti aumenti
dell'ortofrutta registrati nell'ultimo mese. "I prezzi della
frutta fresca - si spiega - sono infatti saliti in media del
7,3% su base annua, con punte del 20,1% per le pere e del 18,5%
per la frutta con nocciolo (albicocche, ciliegie, susine,
eccetera), +7,2% le mele". E se non bastasse il clima "in tale
contesto è altissimo il rischio speculazione".
E il caffè al bar? E' boom anche per le quotazioni di cacao e
caffè, con i prezzi delle due materie prime che sui mercati
internazionali stanno raggiungendo nuovi preoccupanti record.
Aumenti che potrebbero portare a breve a forti rincari dei
listini al dettaglio per una moltitudine di prodotti venduti in
Italia. L'allarme questa volta arriva dal Codacons. A inizio
gennaio il prezzo del cacao era pari a circa 4.250 dollari la
tonnellata, mentre mercoledì scorso, 24 aprile, le quotazioni
sui mercati avevano raggiunto quota 10.800 dollari, con un
incremento del +154% da inizio anno. Trend analogo si registra
per il caffè, con il Robusta che è passato dai 2.800 dollari la
tonnellata dello scorso gennaio ai 4.250 dollari del 24 aprile,
segnando un +51,8%, mentre l'Arabica nello stesso periodo sale
da 190 a 224 centesimi alla libbra (+18%). Ma quale può essere
l'impatto? Solo per i prodotti a base di cacao e caffè - spiega
il Codacons - gli italiani spendono oltre 10,2 miliardi di euro
all'anno, circa 392 euro a famiglia: il giro d'affari del
cioccolato nel nostro Paese è di circa 2 miliardi di euro, con
un consumo pro-capite di circa 2 kg. Cialde e capsule valgono
595 milioni di euro annui, mentre il caffè per moka registra
vendite per 640 milioni di euro. Ben 7 miliardi di euro il
business del caffè espresso consumato al bar.
Una spiegazione del fenomeno arriva dai medici ambientali di
Sima: "Alla base dell'impennata dei prezzi di alcune materie
prime vi sono i cambiamenti climatici che stanno interessando il
nostro pianeta - spiega il presidente Alessandro Miani - Periodi
di siccità prolungata, incremento delle temperature medie
associate a improvvise e intense precipitazioni, alterano
profondamente l'ambiente e il territorio, decimando le
produzioni agricole con effetti a cascata sull'offerta di alcune
materie e, di conseguenza, sui prezzi al dettaglio. Serve uno
sforzo a livello globale per combattere le cause delle
alterazioni del clima e del surriscaldamento del pianeta, perchè
di questo passo le impennate delle quotazioni delle materie
prime sui mercati rischiano di diventare sempre più frequenti".
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