"Il 30% di quanto viene trasportato
oggi via mare è petrolio e il 2023 con i ritmi attuali
polverizzerà con una media mensile di oltre 102 milioni di
barili ogni precedente dato sulla produzione di petrolio, a
fronte dei 94,2 milioni di barili mensili del 2021", a dispetto
della transizione energetica e le ipotesi sul consumo dei
consumi di petrolio. E' "il dato choc", come è stato definito,
emerso dal convegno organizzato dal Gruppo Giovani di Assagenti,
l'associazione degli agenti marittimi di Genova, nell'ambito
della Genoa shipping week. "Fra proclami sulla transizione e
realtà di mercato - ha sottolineato Ennio Palmesino, uno dei
decani fra i broker marittimi del settore tanker - si consuma la
grande contraddizione e in parte il grande falso: le incertezze
alimentate da previsioni che si stanno rivelando errate hanno
rallentato gli investimenti in un settore, quello del trasporto
di petrolio, che non alimenta solo i consumi energetici, ma
fornisce anche (con una quota pari al 50% del trasportato) la
materia prima essenziale per molteplici filiere industriali
strategiche".
E il rallentamento ha significato meno ordini per la
costruzione di navi petroliere con un portafoglio ordini dei
cantieri che garantirà a malapena nei prossimi anni un
incremento annuo del 5% nell'offerta di trasporto via mare, è
l'altro dato sottolineato da Palmesino. "Se l'obiettivo del
nostro convegno era - ha concluso il presidente del Gruppo
giovani di Assagenti, Gian Alberto Cerruti - quello di valicare
il pericoloso confine del politically correct, il risultato è
stato centrato e non a caso da una categoria, come quella degli
agenti marittimi, che ogni giorno si confronta con la realtà,
quella vera, dei traffici marittimi".
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