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Corte dei Conti: 'stop alle sanatorie fiscali'

Corte dei Conti: 'stop alle sanatorie fiscali'

'Incidono negativamente in termini equitativi'

ROMA, 28 giugno 2023, 16:35

Redazione ANSA

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La sede della Corte dei Conti - RIPRODUZIONE RISERVATA

La sede della Corte dei Conti - RIPRODUZIONE RISERVATA
La sede della Corte dei Conti - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Corte dei Conti sottolinea la "necessità di abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero (e per esigenze di bilancio), la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquità". Le diverse disposizioni assunte tra il 2016 e il 2018 "hanno visto la presentazione di più di 4,1 milioni di istanze per 53,8 miliardi di introito previsto, di cui per oltre 33,6 miliardi vi è stato un omesso versamento".

In termini di effetti finanziari, "nell'azione dell'amministrazione tributaria continuano a prevalere i controlli di tipo automatico (11,3 miliardi gli introiti nel 2022), mentre minori risultati producono le attività volte alla individuazione delle basi imponibili e delle imposte non dichiarate (5,8 miliardi gli introiti da attività di controllo sostanziale nel 2022)", spiega il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro. "Al riguardo sarebbe certamente importante una piena e completa utilizzazione delle banche dati tributarie e, in particolare, di quelle relative alle fatture elettroniche e ai rapporti finanziari, che dovrebbe costituire un aspetto centrale di una strategia di contenimento dell'evasione.

I risultati dell'attività di controllo sostanziale si caratterizzano per l'elevata concentrazione su un numero limitato di posizioni rilevanti (il 56% degli introiti 2022 da controlli sostanziali è riferibile ad importi maggiori di 10 milioni), dovrebbe altresì essere rafforzata un'azione più estesa necessaria per contrastare l'evasione diffusa che tuttora caratterizza la situazione italiana".

"I buoni risultati sul fronte del gettito del 2022 non devono ridurre l'urgenza di ridefinire un sistema tributario equo, condiviso e orientato alla crescita e che, proprio nelle fasi difficili come quella che attraversiamo, deve poter concentrare gli interventi sulle fasce più in difficoltà. Un ridisegno su cui è impegnato il Parlamento e di cui è parte fondamentale il sistema dei controlli".

'Bene la politica fiscale prudente del governo, il Pnrr aiuterà anche per il rientro del debito'
Le stime sulla crescita "incorporano gli effetti attesi dal Pnrr, la cui spesa annua pari a 17,7 miliardi nel 2022, è prevista aumentare significativamente nel triennio successivo: 33,8 miliardi nel 2023 (nell'attuale programmazione), 44 nel 2024 e 48,8 nel 2025. La rapida e piena attuazione delle misure rappresenta una condizione fondamentale per la crescita, nel breve come nel medio e lungo periodo, grazie all'aumento della produttività e alla modernizzazione del sistema Paese che discende dall'insieme degli investimenti e delle riforme strutturali previste dal Piano", afferma Flaccadoro.

"Dall'evoluzione favorevole del quadro macroeconomico deriveranno inoltre positivi effetti di retroazione sulla finanza rendendo meno gravoso il percorso di rientro dal debito in un contesto che vede la ripresa dei tassi di interesse. In una situazione segnata ancora da molte incertezze, è pertanto condivisibile la linea di politica fiscale prudente annunciata dal governo nel Documento di economia e finanza, che delinea un percorso volto a ridurre gradualmente il deficit rientrando al di sotto della soglia del 3%cento entro la fine del periodo di previsione, come richiesto in sede europea".

Dallo Stato un controllo severo dei conti. Nel 2022 la spesa primaria cresce dello 0,1%
"Se si osservano i flussi di spesa diretta, vale a dire depurata (oltre che degli interessi) dell'attività di intermediazione all'interno del perimetro delle amministrazioni pubbliche, il quadro che emerge è quello di uno Stato centrale in grado di tenere i conti sotto un controllo assai severo: la spesa
primaria mostra, per il 2022, un tasso di incremento dello 0,1%". Lo sottolinea il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, durante il giudizio di parificazione sui conti dello Stato 2022.

"Per quanto riguarda i saldi (saldo netto da finanziare e ricorso al mercato), i limiti fissati in sede di legge di bilancio sono stati innalzati in corso d'anno di circa 48 miliardi per le esigenze da ricondursi, essenzialmente, alle misure di sostegno per i rincari dei prezzi energetici. Il rispetto degli obiettivi programmatici si è realizzato, tuttavia, con margini assai ampi, a conferma di una gestione della finanza pubblica in corso d'anno attenta a rinsaldare un controllo degli indicatori sensibili: a fronte di un limite massimo del saldo netto da finanziare fissato in 251 miliardi per la
competenza e in 328 miliardi per la cassa, il dato a consuntivo è risultato pari, rispettivamente, a 129,5 e a 162,5 miliardi".

'Bene la semplificazione degli appalti pubblici'. Significativi passi con l'ultimo decreto legislativo
"Tra le procedure dell'azione pubblica rilevano, in particolare, quelle relative ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che costituiscono una delle maggiori voci di spesa della pubblica amministrazione. Trattandosi di un settore di importanza strategica, anche come forma di intervento sul mercato, è stato costantemente interessato da un intenso fermento normativo che ha portato, negli ultimi sedici anni, a tre codificazioni", con l'ultimo decreto legislativo 31 marzo. Lo ha detto il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Carlo Chiappinelli.

"Le esigenze di razionalizzazione del quadro regolatorio del settore, assunte a riforma abilitante nel Piano, nascono dalla necessità di velocizzare l'azione amministrativa in materia di appalti pubblici e concessioni, nonché dalle difficoltà interpretative della codificazione preesistente e dei relativi atti collegati, che si sono rivelate un fattore di rallentamento delle relative procedure. In tal senso, l'opera di riordino e semplificazione appariva auspicabile ed indifferibile, anche considerato l'atteso effetto moltiplicatore della spesa infrastrutturale". 

In tale ottica "di ripresa di attività essenziali per l'economia, è, dunque, fondamentale disporre di un quadro regolatorio semplice e dinamico, sia per ciò che riguarda le procedure di affidamento, sia per quanto attiene alle fasi di pianificazione, programmazione e progettazione. In tal senso, il decreto legislativo n. 36 del 2023 appare compiere significativi passi in questa direzione".

 

      


   

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