(di Paolo Petroni)
SELIM OZDOGAN, ''I SOGNI DEGLI
ALTRI'' (EMOS, pp. 270 - 15,00 euro - Traduzione di Monica
Pesetti). Un storia avvincente da leggere scorrendo una vera
colonna sonora rap, che va dagli anni '90 a oggi, dai Geto Boys
a Eminem, i cui brani sono elencati in appendice e possono
essere ascoltati cercando Emos Edizioni su Spotify. Un romanzo
sulla droga oggi e il desiderio e la fatica del ricatto sociale
per chi è nato in una povera comunità di immigrati turchi in
Germania, a Colonia, che anche così acquista ritmo facendoci
cogliere l'eco di ciò che ama e stordisce e eccita quei giovani
dalla vita non facile, tra cui è ambientata la vicenda, che
prende le mosse dalla morte di Fynn, ragazzo di buona famiglia
che avrebbe comprato droga sul dark web, il cui padre vuole
trovare chi gliela ha venduta. La polizia gli dice che è cosa
praticamente impossibile e allora lui si rivolge a un detective
specializzato in cyberbullismo, Nizar Benali.
Anche Benali sa che non sarà facile, forse appunto
impossibile, ma il cliente può spendere e lui ha bisogno di
soldi, essendo stato appena scioccato dalla scoperta di avere un
figlio di 17 anni, Lesane, di cui non sapeva nulla e che, oltre
a non voler avere molti rapporti con lui, fa il bullo, ama
apparire e si è messo in brutti guai, cercando di diventare un
pusher, e deve un sacco di soldi a gente che su queste cose ci
va giù pesante e senza scrupoli. Così, dopo tanti anni ed essere
riuscito a cambiare vita, il padre si ritrova a indagare proprio
nel mondo povero e criminale di Westmarkt, il quartiere di
immigrati emarginati dove ha passato la sua adolescenza e dove
lui stesso non aveva avuto proprio una vita specchiata per colpa
di una ragazzata, che a quelli come lui veniva però fatta pagare
pesantemente.
E' lui l'io narrante, con una scrittura che colpisce in modo
diretto, forte proprio come le canzoni rap, che sono all'inizio
il vero punto d'unione con suo figlio Lesane. Così racconta
senza farsi molti problemi, in modo secco e duro per rendere la
vita di strada con le sue impellenti necessità e il bisogno di
riuscire a non farsi mettere i piedi in testa dagli altri,
tutti disperati che cercano di non annegare e di farsi notare.
Con questo c'è accanto, assieme, un racconto delicato e con una
sua intensità, che dà un po' di spessore a questa storia noir,
perché quest'uomo quarantenne, che era riuscito a crearsi una
vita tranquilla, è invece costretto a imparare a fare il padre
in una situazione non delle più semplici.
Pian piano viene anche fuori tutta la vita precedente di
Benali, le persone che lo hanno cresciuto come un padre e una
madre in una situazione in cui ognuno cerca di avere un pezzetto
di quel benessere che lo circonda e sembra a portata di mano, e
invece nulla ''Tutto inutile''; un fratello pieno di problemi, e
poi anche una storia d'amore con una bella tedesca benestante
che, secondo una moda di quegli anni, lo trascina fino in India
e poi lo pianta sui due piedi, perché ha scoperto di volere un
figlio a tutti i costi, ma allora da un tedesco come lei.
Tutto è bene quel che finisce bene, ed è in questo versante
di rapporti famigliari che Ozdogan, cinquantenne nato a Colonia,
autore di libri per grandi e per bambini, amante della musica e
del cinema, ci sorprende, dopo averci coinvolto in una storia
nerissima.
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