(di Mauretta Capuano)
Dopo 'Damasco' in cui ha dato voce
alla città di sua madre e in cui è nata, Suad Amiry guarda a
Giaffa, la città di suo padre e dei racconti ascoltati da
bambina in 'Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea'
(Mondadori) con cui il 9 settembre aprirà il Festivaletteratura
di Mantova. Sarà uno dei più preziosi incontri in presenza di
questa edizione speciale, ridisegnata con un terzo di eventi dal
vivo rispetto al 2019, incontri online e voci in radio, che sarà
chiusa il 13 settembre da David Grossman e tra gli appuntamenti
più attesi vede quello con Paul Auster, nella sua prima volta al
festival, in streaming.
"Entrambe queste città hanno avuto un ruolo importante nella mia
vita. Damasco è stata un'ancora, mi ha dato amore, sicurezza,
fiducia. Giaffa, la città di mio padre, era una città in
assenza. Ho dovuto immaginarla da lontano mentre crescevo ad
Amman dove la mia famiglia ha trovato rifugio dopo il 1948. Ho
dovuto ricostruire da lontano Giaffa, ma anche la casa di mio
padre e le storie che lui mi raccontava spesso" dice all'ANSA la
Amiry, architetto e scrittrice che ha vinto nel 2004 il Premio
Internazionale Viareggio Versilia e nel 2014 il Premio Nonino
Risit d'Aur.
"Giaffa oggi rappresenta la tragedia della Palestina" dice la
scrittrice che solo dopo il 1981, quando è andata a vivere a
Ramallah, ha visitato Giaffa per la prima volta in vita sua. "Da
una parte ero colpita dalla sua bellezza e ho capito perché era
chiamata 'la sposa del mare' ma ero allo stesso tempo
rattristata per la sua perdita. Questo romanzo è un omaggio a
mio padre che è morto in diaspora nella speranza di poter
tornare nella sua città un giorno, ma non ha mai potuto farlo"
racconta l'autrice.
Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea' racconta la
vera storia e la promessa d'amore di Subhi e Shams, perduti
l'uno nell'altra all'ombra di quella che il popolo palestinese
chiama la Nakbah, la Catastrofe. Perchè ha voluto rievocare il
bombardamento di Giaffa nel 1948?
"Per comprendere oggi il conflitto che oppone Israele a
Palestina, bisogna tornare a quanto accadde nel 1948 e valutare
il prezzo che i palestinesi hanno pagato quando è stato fondato
lo stato di Israele. Il 90% della popolazione palestinese è
stata costretta a lasciare le proprie case" dice.
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