/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Riondino: 'Palazzina Laf un film politico, ideologico e di parte'

Riondino: 'Palazzina Laf un film politico, ideologico e di parte'

Alla Festa di Roma storia dei mobbizzati Ilva degli Anni Novanta

ROMA, 21 ottobre 2023, 21:45

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

Con Palazzina Laf, di e con Michele Riondino, si ride e si piange. Si ride perché quello che accade in questo film, ambientato all'Ilva di Taranto, è divertente anche per la naturale simpatia dei protagonisti, si piange invece quando ci si rende conto che sono fatti realmente accaduti che riguardano la Palazzina Laf, acronimo di Laminatoio a freddo. Ovvero un reparto dell'acciaieria dove venivano confinati e mobbizzati gli impiegati che si opponevano al declassamento. Impossibilitata a licenziarli, grazie all'art. 18, l'azienda li condannava a far nulla. "L'idea nasce dal contrasto dei racconti di quello che successe all'Ilva negli anni Novanta, dove lavoravano anche mio padre e i miei zii, e dove c'era appunto chi diceva che alcuni lavativi rubavano lo stipendio. Comunque per me - dice Michele Riondino, da sempre impegnato nel sociale - è un film allo stesso tempo politico, ideologico e di parte. Ci ho messo tanto tempo per dire con questo film verità oggettive che hanno portato poi alla prima sentenza sul mobbing quando questa parola neppure si conosceva".

Il film, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public e poi in sala dal 30 novembre distribuito da Bim, ci porta alla fine degli anni Novanta, precisamente nel 1997, quando la cosiddetta 'novazione' del contratto, cioè la cancellazione del ruolo svolto fino a quel momento da impiegati per approdare a una posizione minore, da operai, portò a legittime proteste. Chi protestava finiva dritto alla Palazzina Laf dove si era appunto pagati per non fare nulla. Nel novembre del 1998 poi, un processo condannò gli alti dirigenti dello stabilimento per questo comportamento, liberando finalmente le vittime di questi soprusi. I l film racconta la storia di Caterino (Michele Riondino) che sogna insieme alla fidanzata di trasferirsi in città. Quando i capi dell'azienda, nella persona del perfido dirigente interpretato da Elio Germano, decidono di fare di lui una spia, Caterino diventa l'ombra dei suoi colleghi e prende parte agli scioperi soltanto per denunciarli. Trasferito anche lui alla Palazzina Laf, non sapendo bene quale degrado vi si nasconda, scoprirà che quello che credeva essere un paradiso è in realtà un inferno per spingere i lavoratori a dimettersi o ad accettare il demansionamento. A sua spese scoprirà anche che da quell'inferno non c'è via d'uscita.

"A quell'epoca - continua Riondino, direttore artistico con Diodato e Roy Paci dell'Uno Maggio Taranto - c'era una strategia della tensione: non venivano promossi lavoratori capaci, ma solo quelli che voleva l'azienda. C'era allora un clima di scatenata arrampicata sociale. L'idea era che c'erano troppi quadri e a loro servivano operai". Che faceva allora il sindacato? "Era complice, silente, faceva finta di non vedere". Dice invece Vanessa Scalera che in Palazzina Laf è una delle mobbizzate: "Conoscevo bene quella storia, sono della provincia di Brindisi, stretta tra l'Ilva e la centrale termoelettrica di Cerano. Dell'Ilva si conoscono i processi, la questione ecologica, ma della Palazzina Laf si sapeva poco. Per me è stata quasi una chiamata alle armi". All'incontro stampa anche Diodato che ha scritto per il film la canzone, La mia terra.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza