"I 5205 documenti processuali relativi alla tragedia del Vajont resteranno per sempre custoditi a Belluno, nell'Archivio di Stato". Sono le parole del sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi.
Annuncio subito commentato dal sindaco di Longarone (Belluno) e presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, 'la notizia di oggi è un ottimo modo di coltivare la memoria' il quale assicura anche che, data la conclusione del processo di digitalizzazione, durato 17 anni, la documentazione sarà in rete e a disposizione di tutti entro poche settimane.
Il materiale riguarda l'iter processuale a carico dei molti indagati coinvolti nell'inchiesta per il disastro del 9 ottobre 1963 che provocò la morte di 1910 persone, 1.450 nel solo abitato di Longarone.
Il procedimento si svolse tra il novembre del 1968 e l'ottobre del 1970 a L'Aquila, città che ne custodì il materiale e nella quale era in atto un'opera di inventariazione e digitalizzazione interrotta per le conseguenze del terremoto del 6 aprile 2009.
La documentazione, raccolta in 257 buste prodotte sia dal Tribunale di Belluno sia da Tribunale e Corte di Appello dell'Aquila, fu allora trasferita a titolo provvisorio all'Archivio di Stato di Belluno per la prosecuzione delle operazioni. Vista la conclusione delle stesse, la Direzione generale Archivi ha ritenuto di dover affidare in via definitiva al capoluogo montano veneto il fascicolo processuale cartaceo, ormai fruibile da remoto.
"La memoria è un moto attivo - ha evidenziato Mazzi - perché è la capacità di dare un luogo fisico alla storia. La digitalizzazione del fascicolo aiuterà a tenere vivo quel ricordo per tutti gli italiani". Per Padrin "coltivare la memoria significa rispettare la sensibilità dei territori, in particolare di superstiti, sopravvissuti e di un'intera comunità che affonda le sue radici nel disastro del Vajont e nella rinascita - dolorosa e complicata - che ne è seguita".
Nel tracciare un resoconto, il sindaco di Longarone sottolinea anche come, con la decisione odierna, si concluda "un lungo lavoro portato avanti dalla Fondazione Vajont, dal Comune di Longarone e dall'Archivio di Stato di Belluno. Una sinergia che ha prodotto non solo le condizioni per far sì che le carte del Vajont rimanessero sul territorio, anche fisicamente vicino chi quel disastro l'ha subito e vissuto sulla propria pelle, ma anche il tessuto culturale per creare una rete istituzionale utile a coltivare e tramandare la memoria".
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