Dai due ergastoli inflitti in primo grado ad una sentenza di appello bis che fissa le pene a 15 anni e due mesi e 11 anni e quattro mesi di carcere.
E' il percorso giudiziario dei due studenti americani, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, accusati della morte di Mario Cerciello Rega ucciso con 11 coltellate la notte del 25 e il 26 luglio del 2019 in strada a Roma.
I giudici della Corte d'Assise di appello, dopo che la Cassazione aveva disposto un nuovo processo di secondo grado, hanno ulteriormente ridotto le condanne che erano state di 24 anni per Elder e 22 per Hjorth. I giudici hanno fatto cadere le aggravanti, ammesso il rito abbreviato e questo ha portato ad una sensibile diminuzione degli anni da scontare in carcere.
In particolare per Elder è arrivata anche una assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, per l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. In aula, alla lettura della sentenza, era presente anche la moglie di Cerciello, Rosa Maria, che è apparsa scossa e ha lasciato piazzale Clodio senza volere rilasciare dichiarazioni.
"Certamente rispetto alla gravità del fatto - ha commentato il suo legale, il professore Franco Coppi - è una sentenza indubbiamente generosa, ma noi non eravamo interessati alla entità della condanna. Eravamo interessati al fatto che venisse riconosciuta la responsabilità di entrambi". Dal canto loro i difensori degli imputati non hanno nascosto la soddisfazione per il verdetto.
"Elder dopo la sentenza mi ha detto che era terribilmente stressato ma si rende conto che una pena la meritava e che la sentenza è più giusta delle precedenti" rivela l'avvocato Renato Borzone aggiungendo che la sentenza apre "tutto un altro scenario come è giusto che sia. Noi poche ore dopo aver parlato con Finnegan avevamo messo le nostre facce per spiegare come lui non si fosse mai reso conto di trovarsi davanti a degli agenti della forza pubblica. Ci sono voluti cinque anni, finalmente abbiamo una corte che potrà dormire tranquilla perché in coscienza ha preso una decisione giusta", ha aggiunto il penalista. Il difensore di Hjorth, l'avvocato Francesco Petrelli, parla apertamente di "ridimensionamento assai importante in termini di pena che è stata dimezzata. Siamo passati da 22 anni a 11 anni ed è per noi una soddisfazione".
La tragica fine di Cerciello iniziò con il tentativo dei due americani di comprare della cocaina a Trastevere. Poi il furto dello zaino del 'facilitatore' dei pusher, Sergio Brugiatelli. Quest'ultimo, dopo avere ricevuto la telefonata dei due statunitensi con la richiesta di riscatto, il classico 'cavallo di ritorno', aveva allertato i carabinieri. Cerciello Rega e il suo collega di pattuglia di quella notte, Andrea Varriale, dopo una trattativa intercorsa tra Brugiatelli e i due ragazzi, si recarono in borghese all'appuntamento in via Pietro Cossa. In pochi istanti una tranquilla serata dell'estate romana si è trasformata così in tragedia. I due americani aggredirono Cerciello e il suo collega. Elder, che aveva con sè un coltello, colpì con undici fendenti il vicebrigadiere che morì, di fatto, per shock emorragico.
Difesa Hjorth: 'Soddisfatti per il dimezzamento della pena'
"Si tratta di un ridimensionamento assai importante in termini di pena, dimezzata. Siamo passati da 22 anni a 11 anni ed è per noi una soddisfazione. C'è stato un ridimensionamento soprattutto sotto il profilo della responsabilità perché il riconoscimento del concorso anomalo significa sostanzialmente passare dal dolo alla colpa". E' quanto afferma l'avvocato Francesco Petrelli, difensore di Gabriele Natale Hjorth dopo la sentenza di appello bis per la morte di Cerciello Rega a 11 anni e 4 mesi. "Al ragazzo gli si muove solo un rimprovero per non avere previsto quello che sarebbe potuto accadere e degenerare in un modo così drammatico. Leggeremo le motivazione ma sicuramente ricorreremo in Cassazione", aggiunge il penalista.
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