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Carezze e amore, la 'culla' terapeutica per le disabilità cognitive

Carezze e amore, la 'culla' terapeutica per le disabilità cognitive

L'ideatrice, professoressa Morsanuto: "Stimola la produzione di ossitocina nel sistema nervoso centrale"

30 marzo 2024, 01:08

Martino Iannone

ANSACheck

Una “culla”, un’ “amaca” terapeutica, con abbracci e carezze ed empatia tra operatore e utente, per stimolare la produzione di ossitocina nel sistema nervoso centrale e intervenire anche nelle disabilità cognitive più o meno gravi. Conosciuto anche come "ormone dell'amore" l'ossitocina è coinvolta nella regolazione delle relazioni sociali e del legame affettivo. Accade nel Research Educational Neuroscience Lab del Dipartimento di psicologia e scienze della formazione dell’Università Digitale Pegaso, a Roma, presso il Forum Sport Center. Il progetto è stato voluto ed è coordinato da Stefania Morsanuto professore associato di pedagogia speciale e psicologa. “Oltre agli stimoli visivi, uditivi, vibro-acustici, cinestetici e tattili – spiega Morsanuto - ho dedicato molti studi all'utilizzo dell'amaca appesa all'interno dell'ambiente multisensoriale. Permette di lavorare sull'area vestibolare e di indurre una sensazione di calma e rilassamento attraverso il movimento oscillante. Il tessuto speciale di cui è formata, sottile, ma estremamente resistente, distribuisce uniformemente il peso corporeo e avvolge delicatamente il corpo, creando una sensazione simile a quella dell'abbraccio protettivo materno e stimolando la produzione di ossitocina nel sistema nervoso centrale, conosciuto anche come "ormone dell'amore". l'ossitocina è coinvolta nella regolazione delle relazioni sociali e del legame affettivo. Livelli più alti di ossitocina sono associati a sentimenti di fiducia, empatia, generosità e attaccamento emotivo, e possono contribuire a ridurre lo stress e l'ansia, agendo come un naturale calmante e riducendo i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress”.

La professoresssa Stefania Morsanuto e una sua studentessa

 

La stanza multisensoriale del RENLAB dell’Università Digitale Pegaso presso il  Dipartimento di psicologia e scienze della formazione diretto dal professore Francesco Peluso Cassese, è riconosciuta tra le prime realtà accademiche europee per la ricerca nell’approccio multisensoriale. Grazie agli strumenti tecnologici a disposizione, domotizzati fra loro, nella stanza è possibile realizzare protocolli di intervento specifici e personalizzati, adattabili per intensità e frequenza, con l‘obiettivo di suscitare una risposta comportamentale significativa da parte della persona. “Dal momento del concepimento – spiega sempre Morsanuto - il cervello umano è biologicamente predisposto ad essere modellato dall'esperienza attraverso la formazione delle sinapsi. In base a questo principio, abbiamo sviluppato un ambiente che mira a stimolare i sensi al fine di generare risposte positive nelle persone in condizioni di demenza, autismo, disabilità cognitive, disturbi da stress post-traumatico, lesioni cerebrali, burn-out professionale e miglioramento dell'apprendimento didattico. Le esperienze sensoriali influenzano diversi aspetti della nostra vita, compresa la motivazione, gli atteggiamenti, le emozioni, l'apprendimento, le attività motorie e il nostro benessere generale. Il livello di performance individuale è il risultato degli stimoli e delle opportunità offerte dall'ambiente circostante. La stimolazione multisensoriale, se adeguatamente dosata in termini di frequenza, intensità e durata, può agire sull'attività cerebrale e favorire la formazione di nuovi percorsi neurali nel cervello, contribuendo così a migliorare i processi di apprendimento”.

(martino.iannone@ansa.it)

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