In un post su Facebook ha sfogato la sua rabbia. Poche righe per raccontare la sua reazione alla decisione della procura di Roma di chiedere un nuovo processo che inizierà a febbraio, questa volta per l'accusa di evasione, per Pietro Genovese il ventenne che il 21 dicembre del 2019 investì, uccidendola, la sua unica figlia Gaia così come l'amica Camilla mentre stavano attraversando la strada a Corso Francia. "Ora vediamo cosa decideranno i giudici per questa doppia evasione. Il povero ragazzo vive serenamente a Londra già da un po' così li nessuno può riconoscerlo e chiamarlo per assassino come a Roma è accaduto!", scrive sui social Gabriella Saracino commentando la citazione diretta a giudizio avanzata per il ventenne da parte del pm Roberto Felici. Genovese, condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi di carcere per quel duplice omicidio stradale, risultò assente ad un controllo dei carabinieri quando si trovava agli arresti domiciliari. "Questa volta sono curiosa di vedere i giudici cosa decideranno - aggiunge la donna sul suo profilo social- oltre a tutto quello che gli hanno abbonato come l'omissione di soccorso!".
Moltissimi i commenti in calce degli utenti che esprimo solidarietà alla donna. Il nuovo procedimento è legato a quanto avvenuto il pomeriggio del 16 gennaio del 2021. Quel giorno i carabinieri della compagnia Parioli si sono recati sotto casa della famiglia del ventenne, nella zona del quartiere Trieste, per effettuare un controllo di rito. I militari dell'Arma hanno quindi citofonato varie volte all'abitazione senza però ottenere risposta. I carabinieri, pur essendo in possesso del telefono cellulare dell'indagato, non hanno provato a contattarlo e dalle telecamere di sorveglianza del palazzo non risulta che Genovese fosse uscito di casa.
Nella relazione di servizio, poi finita all'attenzione dei magistrati di piazzale Clodio, i carabinieri scrivevano di avere effettuato "numerosi tentativi prima al citofono dello stabile e successivamente suonando direttamente al campanello della porta d'ingresso dell'abitazione, senza ricevere alcuna risposta, sino alle successive ore 18:04".
Per la vicenda dell'omicidio stradale, Genovese è tornato uomo libero il 21 ottobre del 2021. Dopo la ratifica del concordato, al termine del processo di secondo grado, i giudici della Corte d'Appello della Capitale, così come previsto dalla legge per le sentenze passate in giudicato, hanno eliminato la misura dell'obbligo di dimora che gravava per l'imputato. Genovese è ora in attesa dell'udienza davanti ai giudici dell'esecuzione che dovranno decidere su come fare scontare il residuo pena, circa 3 anni e 7 mesi. Non è escluso che il giovane possa essere affidato ai servizi sociali alla luce del fatto che in base al sistema penale italiano sotto la soglia dei 4 anni è esclusa la detenzione in carcere.
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