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Rinchiusi e soli, la vita di 18 migranti minorenni

Rinchiusi e soli, la vita di 18 migranti minorenni

Visita del Garante Infanzia,non c'è personale per portarli fuori

ROMA, 05 ottobre 2023, 13:17

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non c'è abbastanza personale e nessuno li porta fuori da settimane. Passano il tempo a non fare nulla, ore vuote riempite solo da un corso di italiano una volta a settimana e ogni tanto due calci ad un pallone sull'asfalto.
    Alcuni sono 45 giorni che non escono. E' la vita di 18 migranti minorenni soli in Italia, tra i 15 ed i 16 anni che provengono da Gambia, Mali, Costa d'Avorio, Tunisia, Guinea e Burkina Faso, non hanno documenti e si trovano nel centro di primissima accoglienza per minorenni di Brindisi. Per quasi tre ore sono stati a colloquio con l'Autorità Garante per l'Infanzia Carla Garlatti. "E' stata una esperienza molto toccante perchè era la prima volta che andavo in questi tipo di centri e l'impatto è stato abbastanza forte - racconta la Garante -. I 18 ragazzi in realtà provenivano già da altri centri di primissima accoglienza, in particolare da Lampedusa, da Taranto, dalla Calabria e soltanto alcuni sono sbarcati a Brindisi. Un paio avevano l'aspetto di bambini sui 14 anni. L'impatto è stato molto forte perchè questo centro è nella stessa area di un Cpr, che si trova in un edificio separato, ma all'interno dello stesso recinto murario. Sono separati, non c'è contaminazione tra chi è nel Cpr e questi minorenni. Però c'è un muro altissimo, un portone alto di ferro, una guardiola di vetro con i militari con il manganello. L'impatto non è certo quello di un centro per minori". Per agevolare l'incontro con la Garante, rappresentanti di Unicef e Unhcr hanno chiesto ai ragazzi di fare dei disegni. "Hanno disegnato un campo di calcio e la maggioranza una casa. Gli ho chiesto dove? E mi hanno risposto in Italia. Vogliono rimanere qui, anche se nel nostro Paese non hanno parenti, vogliono imparare un mestiere e lavorare. Uno mi ha spiegato che vuole studiare informatica. Nonostante le difficoltà linguistiche, c'era un mediatore culturale, avevano davvero tanta voglia di parlare. Questa visita mi ha fatto toccare con mano che vivono in luoghi che non sono adatti a loro, o meglio sarebbero adatti per una permanenza di 3/4 giorni, una settimana potrebbe andare bene, ma non un mese e mezzo, che diventano due mesi mezzo visto che provengono da altri centri di accoglienza".
   

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