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L'"influenza del cammello" e l'eredità dei Mondiali del Qatar

L'"influenza del cammello" e l'eredità dei Mondiali del Qatar

La Coppa del mondo e un festival di camelidi incontrano un coronavirus

22 dicembre 2022, 18:19

Redazione ANSA

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Dromedari in un mercato prima della festa di Eid al-Adha. Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dromedari in un mercato prima della festa di Eid al-Adha. Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Dromedari in un mercato prima della festa di Eid al-Adha. Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

È calato il sipario sui Mondiali di calcio in Qatar ma anche adesso che la competizione sportiva è finita sembra che possa arrivare, come strascico dell’evento una coda lunga sotto forma di un coronavirus, quello della cosiddetta “influenza del cammello”.

"Il coronavirus che provoca la MERS (Middle East Respiratory Syndrome) denominata anche "influenza del cammello", in realtà è un patogeno che conosciamo dal 2012 - spiega Flavia Riccardo, epidemiologa del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità - e viene trasmesso all'uomo tramite il contatto con gli animali o per ingestione di prodotti che da essi derivano, come il latte. In questo caso sono coivolti i camelidi, in particolare i dromedari e questa sindrome provoca una infezione acuta. C'è da dire che la trasmissione di questo patogeno uomo-uomo è molto rara. Dall'inizio del 2022 al 5 dicembre sono stati identificati a livello mondiale solo 6 casi nell'uomo e soltanto 1 in Qatar. Quindi, alla luce di questi dati possiamo dire che il rischio di trasmissione da uomo a uomo è estremente limitato".

Se ne parla però perché con la pandemia da Covid-19 "abbiamo imparato che i coronavirus mutano e non possiamo escludere la comparsa di varianti - precisa Riccardo - . Per questo è importante tenere elevata l'attenzione".

Inoltre, in Italia esiste un sistema di sorveglianza sanitaria grazie al quale ogni caso identificato viene segnalato al ministero della Salute.

Per i Mondiali del Qatar dunque si può dire, ad ora, che "il rischio complessivo associato a questo evento è molto basso - aggiunge Riccardo - che l'attenzione rimane elevata ma che la trasmissione da uomo a uomo di patogeni respiratori è molto più frequente e comune con altri virus che non con questo". 

I primi ad accendere un faro sull’influenza del cammello, ben prima del primo fischio di inizio dei Mondiali, sono stati alcuni ricercatori della King Abdulaziz University di Gedda, in Arabia Saudita che in un articolo pubblicato su Lancet hanno parlato della compresenza in Qatar, oltre che dei campionati di calcio anche di un importante concorso di bellezza dei cammelli, il Qatar Camel festival, che si è svolto a dicembre, mettendo in guardia sul possibile aumento dei contatti uomo-animale, fattore che crea la condizione ideale per la trasmissione di un agente patogeno e della possibilità che molte persone in Qatar partecipassero ad entrambi gli eventi.

Per ridurre il rischio di diffusione del virus Mers-Cov, le autorità del Paese hanno disposto una campagna informativa per i viaggiatori in arrivo in Qatar e la pandemia da Covid 19 ha insegnato che la sorveglianza sanitaria, le buone pratiche e la ricerca sono cruciali in un mondo globalizzato dove milioni di persone viaggiano, si spostano e vengono in contatto con virus che possono anche mutare. È il caso anche di questo virus ma le antenne dei sistemi di allerta sono attivate e i ricercatori hanno gli occhi aperti sui segnali che arrivano dal mondo.

 

 

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