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Anoressia nel passato di Trevisan, 'sport è cura'

Anoressia nel passato di Trevisan, 'sport è cura'

Psichiatra Dalla Ragione, e' giusto parlarne e non vergognarsi

ROMA, 31 maggio 2022, 20:47

di Federica Di Carlo

ANSACheck

Martina Trevisan © ANSA/AFP

Martina Trevisan © ANSA/AFP
Martina Trevisan © ANSA/AFP

Lo sport può essere una terapia, le vittorie e i successi possono aiutare a superare anche i disturbi alimentari. E' il parere di Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, che ha fondato e dirige la Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell'Umbria, consultata in merito alla storia della tennista Martina Trevisan - arrivata in semifinale al Roland Garros - che ha dichiarato di aver sofferto di anoressia. "Fortunatamente in questo caso, la ragazza si sarà sicuramente curata, ma il disturbo alimentare nasce da un deficit di autostima - spiega l'esperta - La ragazza ne è uscita e la gratificazione di amare uno sport sicuramente l'ha aiutata, vincere le ha permesso di avere un'autostima più alta".

"Nel momento in cui ha vinto la sua battaglia interna, attraverso questa grande passione, che è lo sport, ha trovato la motivazione di uscire da questo tunnel depressivo, lo sport è stato una terapia sicuramente", spiega Dalla Ragione, per la quale è "bello" che Martina abbia parlato dei suoi problemi: "è un messaggio positivo alle ragazze che credono di non farcela.

Dimostra che non ci si deve vergognare di avere questo problema, che si può chiedere aiuto". "Nessuno si salva da solo - prosegue - Non si esce da queste patologie da soli, se non vengono curate possono solo peggiorare. Se una persona ha un problema deve chiedere aiuto. E' una patologia curabilissima". Quindi il consiglio dell'esperta è: "Alla prima sensazione di qualcosa che non va, chiedere aiuto a uno specialista". In Italia, spiega Dalla Ragione, sono tre milioni le persone che soffrono di disturbi alimentari, aumentati del 30% in seguito alla pandemia. "Le strutture di cura sono diffuse a macchia di leopardo - spiega - chi vive in regioni dove non ci sono centri arriva più tardi a un percorso di cura. Questo fa la differenza, la diagnosi precoce nei disturbi alimentari è decisiva". 

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