"Non dobbiamo consentire alle
mafie di entrare neanche con un euro nelle attività economiche
presenti". E' uno dei passaggi più significativi dell'intervento
del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico
Cafiero De Raho ad Ancona per la firma di un protocollo
"apripista" tra Dna, Procura generale della Corte d'appello di
Ancona guidata da Sergio Sottani, procura distrettuale Marche
con al vertice Monica Garulli, e procure circondariali, per
rafforzare la condivisione di informazioni d'indagine su reati
spia di crimine organizzato e terrorismo con l'immissione di
dati nel sistema Sidda/Sidna.
De Raho ha preso spunto dall'esempio Marche un "territorio
apparentemente sereno ma in cui mafie possono avere interesse a
reinvestire ricchezze. In un momento difficile come l'attuale -
ha osservato - la condivisione delle conoscenze, un intervento
coordinato, sono lo strumento migliore per impedire alle mafie
di fagocitare attività economiche in difficoltà". E' "compito di
tutti - ha aggiunto - impedire che le mafie, anche tramite
l'usura, si impadroniscano di attività" o vi immettano soldi per
"gestirle dall'interno, mantenendo l'apparenza della titolarità
economica tradizionale". "Le mafie - ha ribadito - sono un
cancro della società, uno strumento che determina l'arretramento
di una parte di Italia che ha invece bisogno di essere aiutata".
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