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'Non dimenticateci', l'appello dei giornalisti sudanesi

'Non dimenticateci', l'appello dei giornalisti sudanesi

Mobilitazione di Fnsi e Amnesty dopo fermo di Antonella Napoli

15 gennaio 2019, 17:25

di Michele Cassano

ANSACheck

Il portavoce dei rifugiati sudanesi in Italia, Adam Bosh, e il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il portavoce dei rifugiati sudanesi in Italia, Adam Bosh, e il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il portavoce dei rifugiati sudanesi in Italia, Adam Bosh, e il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury - RIPRODUZIONE RISERVATA

on abbiamo libertà di stampa, non abbiamo accesso a internet, non ci sono democrazia né diritti. Voi giornalisti italiani dovete essere la nostra voce. Se si muove il mondo occidentale abbiamo una speranza, altrimenti rimarremo sempre nella morsa di questo regime che ci affama". E' l'appello dei giornalisti sudanesi contenuto in un video rilanciato nel corso di una conferenza stampa nella sede della Fnsi, alla presenza della giornalista Antonella Napoli che ha raccontato il suo recente viaggio nel paese africano, dove è stata fermata per alcune ore dalle forze dell'ordine. Un appello fatto proprio dal presidente della Federazione, Giuseppe Giulietti, anche a nome dell'Ordine dei giornalisti, dell'Usigrai, di Amnesty International Italia e dell'associazione Articolo21. Antonella Napoli, che ha mostrato anche un video realizzato nel Paese africano, ha ricordato le violenze del regime nei confronti della popolazione, da ultimo nel corso delle proteste iniziate a gennaio 2018 e costate decine di vittime fra cui anche giornalisti. "Folle disperse e strade sgomberate con la forza - ha sottolineato -. Forze di sicurezza che fanno irruzione in ospedali. Giovani donne e ragazzi feriti negli scontri". E' intervenuto anche il portavoce dei rifugiati sudanesi in Italia, Adam Bosh. "All'inizio si parlava tanto di Sudan e Darfur - ha detto -. Oggi rischia di calare il silenzio. Chiediamo il vostro aiuto".

L'appello dei giornalisti sudanesi

Quindi le testimonianze di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. "Il Sudan - ha detto - merita la nostra attenzione, perché altrimenti siamo complici di quella che è la colonna sonora preferita dalle dittature: il silenzio". Padre Giulio Albanese ha ribadito l'appello a "dare voce a chi non ha voce, in Sudan come in tanti altri Paesi le cui crisi vengono dimenticate". "Dobbiamo accendere i riflettori non solo sul Sudan, ma anche su paesi come Romania, Ungheria e Polonia dove ci sono migliaia di persone che lottano contro il bavaglio. A pochi chilometri da noi avanza un'idea malata di distruzione dei poteri di controllo", ha sottolineato Giulietti, ricordando tra l'altro l'appuntamento del 25 gennaio per accendere i riflettori sul caso di Giulio Regeni. "E' necessario illuminare le periferie del mondo - ha aggiunto il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso -, dove si consumano guerre sconosciute o dimenticate. Occorre dare la scorta mediatica ai colleghi che raccontano queste guerre, sforzandoci di essere tutti, per citare la prima pagina pubblicata dal Time a fine 2018, guardiani della verità". Lorusso ha poi ricordato l'appuntamento di domani, alle 10, davanti all'Ambasciata dell'Arabia Saudita, a Roma, per protestare contro la decisione di giocare a Gedda la finale di Supercoppa italiana. "La Lega Calcio - ha sottolineato il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani - ha incassato 20 milioni di euro in tre anni per consentire al regime saudita di ripulire la propria immagine agli occhi del mondo occidentale e far dimenticare, ad esempio, la guerra in Yemen". "E' un momento difficilissimo per il giornalismo nel mondo - ha aggiunto il presidente dell'Odg, Carlo Verna -, occorre fare tesoro delle parole del Papa e del presidente Mattarella intervenuto sul tema della libertà di stampa per ben otto volte". 

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