(ANSA) - PALERMO, 11 GEN - "Potrebbe ipotizzarsi una
mutazione del virus, ma ad oggi non ci sono conferme
scientifiche che in Sicilia circoli una nuova variante virale,
il tutto dovrebbe essere suffragato dalle analisi della sequenza
genetica del Rna virale". Lo dice il professore Antonio Cascio,
direttore dell'unità di malattie infettive del Policlinico
'Paolo Giaccone' di Palermo, commentando l'ipotesi che
collegherebbe il picco di contagi in Sicilia a una possibile
variante.
"Le mutazioni ci sono sempre state e continueranno sempre ad
esserci e grazie alle mutazioni si è avuta l'evoluzione di tutte
le specie compresa quella umana - spiega Cascio -. Più i
microrganismi sono semplici più è facile che si possano
verificare mutazioni. I virus con acido nucleico Rna mutano più
velocemente degli altri. Il Sars-CoV-2 tende a mutare meno
frequentemente rispetto agli altri virus ad Rna, ma muta con una
velocità stimata di due mutazioni al mese".
"Non sempre le mutazioni risultano vantaggiose per il virus e
non necessariamente le mutazioni rendono il virus più contagioso
o più aggressivo", sottolinea il professore Cascio. "Di solito
tendono a diffondersi maggiormente le varianti che sono più
contagiose e meno virulente. È importantissimo continuare ad
analizzare frequentemente le sequenze genetiche dei virus
circolanti nelle diverse parti del mondo per monitorare
l'emergenza di queste varianti che potrebbero diventare meno
riconoscibili dai test diagnostici molecolari o antigenici o
meno suscettibili agli anticorpi emersi dalla vaccinazione".
Riferendosi infine alla cosiddetta "variante inglese" Cascio
osserva:"Il Regno Unito ha un consorzio consolidato di
sequenziamento del genoma SARS-CoV-2 ed è il Paese al mondo dove
vengono eseguiti il maggior numero di sequenziamenti virali, per
questa ragione è il Paese dove sarà più facile che saranno
diagnosticate nuove varianti. Le istituzioni stiano attente al
monitoraggio di queste varianti - sottolinea l'infettivologo -
nel frattempo, manteniamo la calma e continuiamo ad indossare la
mascherina e mantenere il distanziamento sociale fin quando
almeno il 70% della popolazione non sarà vaccinata. L'imperativo
per adesso è cercare di vaccinarci tutti al più presto -
conclude Cascio - perché tanto minore è il numero delle persone
infette tanto minore sarà la possibilità che nuove varianti
potranno emergere". (ANSA).