DI MARIA GRAZIA MARILOTTI
"Giù le mani da Donizetti. Non c'è alcun bisogno di rileggere e stravolgere un'opera. Il ruolo del regista è comprenderla e a sua volta farla comprendere, nel rispetto di musica e libretto". Michele Mirabella racconta all'ANSA il suo Elisir d'amore, "malincomico" - secondo la sua ormai arcinota definizione - che ritorna a Cagliari a 11 anni dalla prima rappresentazione. Sarà di nuovo in scena dal 4 al 12 marzo il capolavoro di Donizetti, melodramma giocoso in due atti, nel fortunato allestimento del Teatro Lirico del 2009 con la regia di Mirabella, già riproposto con successo nel 2015 e ora ripreso da Daniela Zedda.
E' il secondo titolo del cartellone di Lirica e Balletto del teatro di via Sant'Alenixedda. Il noto ed apprezzato regista, autore, attore di teatro, radio, cinema e tv parla, al termine della puntata del noto programma tv "Elisir" da lui condotto, in onda su Rai3, della modernità del capolavoro di Donizetti.
"Di Dulcamara - spiega - il simpatico imbonitore, ad esempio, oggi in circolazione ve n'è, e tanti. Adina? Per comprendere appieno e in tutta la sua attualità il personaggio, in tutte le sue interessanti sfaccettature, bisogna aver letto Goldoni e la sua Locandiera". Mirabella mette poi in evidenza come "L'elisir d'amore" sia "un'opera attuale in qualsiasi epoca la si rappresenti, e non è necessario cercare di 'svecchiarla' con ambientazioni in altre epoche o in luoghi insoliti, magari con l'illusione di conquistare un pubblico giovane. Si crea in loro semmai un effetto di spaesamento".
Atteso a Cagliari la sera della prima, il regista si sofferma sul suo rapporto con la Sardegna e con il Lirico. "Un teatro di veri professionisti, non ha mai smesso di essere attivo con formule alternative, anche nei difficili periodi del lockdown - sottolinea - Dal mio primo incontro con questo teatro è stato amore, non vedo l'ora di arrivare a Cagliari.
E poi - prosegue - come posso non amare la Sardegna, una terra che ho imparato ad apprezzare sin da bambino attraverso i racconti di mio padre?". Tra i suoi ricordi più emozionanti c'è un recital dantesco al parco archeologico di Carbonia: "Una locusta verde smeraldo si piazzò accanto a me sul palco sul fascio di luce acceso dai riflettori, sembrava quasi voler duettare con me, per poi, da grande diva, ritirarsi dopo gli applausi del pubblico a fine spettacolo, briosa, incantevole, leggiadra. Proprio come L'elisir donizettiano".
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