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Studenti pro Palestina occupano dipartimento di Fisica a Torino

Studenti pro Palestina occupano dipartimento di Fisica a Torino

"La scienza non è asettica e non può essere apolitica"

TORINO, 13 maggio 2024, 12:01

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Alcuni studenti a Torino hanno occupato la sede di Fisica dell'Università in segno di protesta per quella che viene definita Intifada studentesca in solidarietà al popolo palestinese. Le lezioni proseguono regolarmente.
    Sono stati appesi sulla facciata dell'edificio gli striscioni "Intifada studentesca, Fisica occupata, Palestina libera" e "All eyes on Rafah", entrambi con disegnata la bandiera palestinese.
    "Considerato il momento storico in cui viviamo - spiega al megafono fuori dall'ingresso una studentessa per spiegare le ragioni dell'occupazione - è nata spontaneamente da un gruppo di studenti di Fisica di Torino la necessità di intraprendere un percorso di riflessione e lotta sul ruolo e sulle responsabilità della scienza all'interno delle dinamiche coloniali e belliche.
    Come comunità scientifica sentiamo il bisogno di interrogarci su questi temi e prendere una posizione forte sulla complicità del mondo accademico nel genocidio palestinese. Dopo 76 anni di occupazione, dopo le ricolte del 7 ottobre Israele ha giustifica il percorso di pulizia etnica ai danni del popolo palestinese.
    Dal 7 ottobre sono morti più di 34.000 palestinesi, di cui circa 15.000 bambini, senza contare tutte le persone disperse e ferite. Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio e il silenzio delle istituzioni e del mondo accademico è assordante e complice".
    "Nel 2023 - afferma - l'Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7 milioni di euro. Queste morti sono sulla nostra coscienza. In quanto studenti di Fisica è essenziale una nostra presa di coscienza sul ruolo della scienza nell'industria bellica. La stessa scienza che studiamo non è asettica e non può più essere apolitica. Senza di noi alcune atrocità non si potrebbero compiere".
   

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